Starlight Gardens [Yuri, Yaoi, Hentai, Doujinshi]

La Passione della Notte d'autunno, Il proseguo di "sogno d 1a notte d mezza estate", NaruxKiba/Hina.. ve lo leggete con chi&#

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Kailah
view post Posted on 18/12/2007, 13:16




-Nell'episodio precedente-
Kiba e Naruto hanno sempre litigato per un carattere forse troppo simile, ma la forzata vicinanza dei due nella stessa casa e la bellissima esperienza da loro condivisa (far nascere due cuccioli aiutando la povera malata mamma di Akamaru) riescono a spingerli ad avvicinarsi in senso molto letterale, in quanto i due finiscono a fare l'amore. Dopo quella notte però, Kiba parte per una missione con un diverso gruppo e quando, dopo una settimana, ritorna a Konoha, vede Naruto dare un bacio sulle labbra ad Hinata. Ferito, si chiude in casa. La nostra storia comincia ora.

-Breve preambolo-
Avrete già capito che in questo secondo e ultimo (probabilmente) capitolo non c'è lemon/hentai, solo Yaoi e una coppia etero, molto romanticismo e ci spingeremo fino al limite oscuro dell'amore: la disperazione di perderlo. Vi dico che per chi si aspetta scene all'olio di rosa e miele che si sta in parte sbagliando. Le scene di questo tipo sono brevi e limitate e accompagnate da sentimenti negativi e soprattutto menzogne e sogni infranti. Ci avvieremo tuttavia in una sorta di "lieto fine". Buona lettura!


-La Passione della Notte d'Autunno-
Per mesi, il sole non brillò più su Konoha. Il cielo era perennemente coperto di nubi e piangeva lacrime fredde e spesse. Anche quei giorni in cui il sole tornava ad illuminare la terra e gli alberi, non durava più di poche ore prima di essere sopraffatto dalle nuvole. Hinata osservò il sole scomparire dietro una spessa coltre di nubi e alzò la mano per bussare alla porta. Kiba non si faceva vedere in giro da moltissimo tempo. La madre e la sorella risposero a più riprese alle visite della Maestra Kurenai, dicendole prima che il figlio era venuto più volte in missione con loro, poi cominciarono ad elencare malesseri sempre differenti, fino a che un giorno non seppero nemmeno più che scusa inventarsi. A dire di Kurenai, Kiba non parlava più con nessuno, nemmeno con i suoi parenti, non usciva di casa da quando aveva completato la missione con un altro gruppo, mangiava pochissimo e raramente e restava ore e ore davanti al divano o nella vasca da bagno a pensare a non si sapeva cosa. Mentre pensava, nemmeno rispondeva a chi lo chiamava per nome. Nessuno sapeva spiegarsi cosa fosse accaduto per ridurlo così. Tsunade stessa lo aveva visitato e il suo responso fu chiarissimo: Kiba era "soltanto" depresso.
Hinata bussò debolmente alla porta. Attese diversi minuti pensando nervosamente a cosa dire all'amico e compagno di squadra, ma nessuno le aprì la porta. Bussò più forte e la porta, che era solo socchiusa, si aprì. Si guardò intorno, ma non vide altro che due cagnolini bianchi scorrazzare nel prato e rotolarsi nel fango. Spinse timidamente la porta fino ad aprirla completamente ed entrò in casa. Osò domandare se ci fosse qualcuno, ma non ottenne alcuna risposta. Vagò per alcuni locali della casa, incredibilmente buia. Non vide nessuno, nè una traccia di vita. La cucina sembrava abbandonata in disuso da settimane, a giudicare dalla polvere sui mobili.
-K-Kiba Kun?-
Scavalcò un cuscino abbandonato a terra appoggiandosi all'architrave della porta. Oltre, vide a terra una coperta. Si chinò, raccolse il guanciale mettendolo sul divano e piegò sommariamente la coperta adagiandola sulla poltrona del soggiorno. Sapeva che Kiba non era molto ordinato, ma lasciare coperte e cuscini per terra non era da lui. Così come non era da lui non parlare mai ed essere depresso per un motivo sconosciuto. Dalla porta un uggiolìo appena percettibile la fece voltare. Akamaru la guardava con le orecchie basse e la coda fra le zampe. Sembrava triste anche lui.
-Akamaru... che succede?-
-Awww...-
-Dov'è Kiba Kun?-
Akamaru abbaiò piano e si avviò verso la stanza come per farle strada. La porta della stanza era aperta. La ragazza entrò e subito l'odore di cibo andato a male e di chiuso le colpì l'olfatto. Accese la luce e illuminò il piccolo angolo di decadenza che era quel luogo. La finestra aveva gli scuri chiusi. Il letto era sfatto e ricoperto di piatti e cartoni che contenevano cibo in stato di decomposizione che sembrava non essere nemmeno stato toccato. Doveva essere lì da una settimana. Avanzò di qualche passo per vedere ogni angolo della stanza. Kiba non era lì.
-Cosa vuoi?-
La ragazza sussultò nel vedere Kiba comparire alle sue spalle. Aveva i capelli bagnati che gocciolavano sul corpo e sul pavimento e un asciugamano colore azzurrino alla vita. Akamaru aveva scortato Hinata nella stanza e non nel bagno per ovvi motivi. La sua espressione però non era incuriosita, non esprimeva nessun tipo di emozione. Hinata ebbe la triste sensazione che non avrebbe fatto alcuna differenza se in camera sua ci fosse stata lei, l'Hokage o un bandito.
-C-ciao, Kiba Kun... ero venuta a port...-
Kiba la sorpassò senza degnarla di un'ulteriore sguardo. Stava per terminare la frase quando le suonò il cellulare nella tasca. Balbettò delle imbarazzate scuse e si allontanò di qualche passo per rispondere. Era Naruto. Si voltò verso Kiba, ma lui si stava vestendo senza calcolare minimamente la presenza di un'estrenea. Arrossì alla sua vista e rispose al telefono voltandogli le spalle.
-P-pronto?-
-Ciao, Hinata... ero passato a casa tua... ma Neji mi ha detto che eri uscita... dove sei?-
-Io... sono passata a casa di Kiba Kun...-
-Cosa fai lì?- domandò sorpreso Naruto. -Avevamo un appuntamento, più tardi...-
-Ero solo passata a trovarlo... è stato malato a lungo... ora che la madre è in missione gli ho portato qualcosa da mangiare...-
-Sei sempre un tesoro, Hinata.-
La ragazza arrossì violentemente a quella dolce frase e si attorcigliò i capelli intorno alle dita della mano libera. Naruto da qualche mese l'aveva notata, aveva cominciato a chiederle sempre più spesso di uscire, e ora la loro sembrava la storia d'amore più bella del mondo. Spesso la faceva arrossire vistosamente in pubblico, quando la baciava, ma era comunque felicissima.
-Come sta ora Kiba? E' davvero molto che non lo vedo.-
-Oh.. ehm... sta... sta bene...-
-Hinata. Non mi dire bugie. Dimmi come sta.-
-Ecco... Naruto Kun... Kiba Kun non mangia quasi niente... non esce... non parla... sembra... in uno stato di depressione.-
-Cosa?!-
Dopo la violenta esclamazione cadde il silenzio al di là del filo. Hinata attese, stranita. Non capitava spesso con Naruto di restare in quel silenzio totale. Quando lui riprese a parlare, la sua voce era bassa, pacata, profonda. Era perfino difficile da riconoscere.
-Senti, Hinata... ero passato per dirti che non ci possiamo vedere oggi... mi hanno affidato una missione per questo pomeriggio... ti dispiace?-
-N-no, Naruto Kun... è già capitato qualche volta... non fa niente...-
-Quanto resti da Kiba?-
-Vado via subito... da quando vedo, non sembra felice di vedere gente...-
Seguì un'altra pausa silenziosa. Ad Hinata erano scattati tutti i campanelli d'allarme possibili. La voce di Naruto e il suo comportamento erano completamente cambiati da quando aveva saputo come stava Kiba. Ignara di quanto fosse accaduto fra i due, ritenne più naturale pensare che si fosse preoccupato solo in virtù dell'amicizia che li legava da quando, all'Accademia Ninja, erano compagni di giochi e soprattutto di scorribande.
-Fammi parlare con lui.-
-Ma, Naruto, lui non...-
-Fammi parlare con lui!-
-N-Naruto Kun, Kiba Kun non sembra...- balbettò lei avvicinandosi un po' alla porta e vedendo Kiba seduto per terra che allontanava Akamaru che cercava di consolarlo leccandogli le mani. -Non sembra che voglia...-
-Hinata!- tuonò Naruto dal telefono. -Porta questo cazzo di telefono a Kiba! Datti una mossa!-
-S-sì.-
Hinata fissò il telefono tristemente. Come mai così all'improvviso Naruto la trattava così male, appena dopo averle detto quanto fosse dolce con tutti. Le fu chiaro che qualcosa non andava, e forse parlare con Kiba al momento per lui era così importante da fargli perdere la pazienza. Lo sapeva: Naruto non era un campione di buone maniere e a volte perdeva letteralmente le staffe. Avanzò nella camera del compagno di squadra, che non alzò nemmeno gli occhi. Si strinse le ginocchia e vi affondò il viso, in una posa di tristezza e disperazione massima. La ragazza gli allungò il telefono.
-Kiba Kun... Naruto Kun vuole parlarti...-
A quel nome Kiba alzò la testa di scatto. Spostò lo sguardo prima verso di lei e poi sul cellulare. Hinata gli diede una conferma con un cenno della testa. Lui sembrò riprendere un po' di vita. Afferrò il cellulare con la mano tremante e lo portò all'orecchio. Dagli occhi gli sgorgarono le lacrime.
"Kiba Kun..."
-Kiba?- domandò Naruto dal telefono. -Kiba, sei tu?-
-N-Naruto...-
-Kiba, che ti succede?-
-H-ho b-bisogno di t-te... Naruto...- singhiozzò Kiba reggendo a malapena il telefono. -T-ti prego...-
-Kiba... Kiba?-
Ma Kiba aveva lasciato il cellulare sul letto tornando ad affondare il viso pallido dagli occhi rossi e gonfi nelle ginocchia. Hinata restò a guardarlo con un profondo senso di inutilità e di sofferenza, mentre i singhiozzi gli scuotevano le spalle. Sospirò piano e afferrò il cellulare portandoselo all'orecchio.
-Naruto kun, Kiba kun non è in condizione di parlare, ora...-
Il silenzio al di là del filo era carico di tensione. Grazie al cielo, non durò molto.
-Hinata, ora devo andare. Dì a Kiba che verrò presto. Ciao.-
Naruto riagganciò senza nemmeno aspettare la risposta della sua ragazza. Hinata comprese, nonostante l'idea non le piacesse affatto, che Naruto e Kiba erano parte di un segreto che a lei non poteva essere rivelato. A lei, come a nessun altro. Era un segreto che riguardava loro due soltanto.
Uscì di casa dopo aver lasciato a Kiba da mangiare nel frigo ed aver dato ad Akamaru la sua scatoletta preferita. Mentre si allontanava decise che sarebbe tornata il giorno dopo a fare qualche pulizia. Si bloccò guardando il cielo. Nuvoloni neri minacciavano pioggia imminente e mentre si alzava più forte il vento prese a correre a casa.
"Kiba kun e Naruto kun..."
Il pensiero non la lasciava in pace. Non riusciva a togliersi quel terribile dubbio che le era affiorato in testa. E se fosse stato vero, le si sarebbe spezzato il cuore. Ma come poteva esserne sicura? Eppure il ragionamento filava. Aveva saputo da Kiba che Naruto era rimasto suo ospite qualche giorno, quando la tempesta aveva devastato casa sua allagandola. Se, e ripetiamo, SE fra Kiba e Naruto ci fosse stato QUALCOSA... Dopo la missione di Kiba con un diverso gruppo aveva cominciato a stare male... Proprio quando lei e Naruto avevano iniziato a frequentarsi... e se fosse stato perchè... Naruto si vedeva con una ragazza?
"Quante sciocchezze, Hinata!" pensò lei rientrando a casa col fiatone. "Se Kiba kun e Naruto kun fossero... insomma, se fossero... che cavolo, lo sapresti!!"
-Bentornata, Hinata-sama.- la salutò Neji nell'atrio mentre lei toglieva le scarpe. -Ti ha cercato Naruto.-
-Lo so, mi ha chiamata al cellulare.-
-C'è qualcosa che non va?- fece lui con una faccia strana.
-No, sto benissimo...-
-... Ne sei sicura?-
-Certo che ne sono sicura!- sbottò Hinata tradendosi da sola. -... S-scusami, Neji-niisan...-
-Che cos'è successo? Naruto ti ha detto qualcosa di male?-
-N-no... beh...-
Hinata scosse la testa cercando di scacciare quel pensiero, ma non ci riuscì. Il presentimento era sempre più forte e si sentiva sempre più angosciata. Capì che stava per piangere e non voleva farlo davanti a Neji. Scappò via prima che le lacrime rotolassero per le guance.

Naruto aveva appena riagganciato e già le gambe gli stavano urlando di correre a casa di Kiba. Dominò questo istinto forte -fortissimo- e si sdraiò sul letto a fissare distrattamente il soffitto, accorgendosi solo inconsciamente che la stanza si era fatta molto buia per via delle nuvole tempestose fuori. Ma la sua mente era altrove, nel suo passato, seppur non così lontano. Ricordò nuvole molto simili. Ricordò che si stava allenando al campo pratica vicino al fiume con Rock Lee. La pioggia battente, la casa allagata che gocciolava pure dal tetto, la sosta al riparo di Ichiraku Ramen, e la corsa nella tempesta per arrivare da Kiba. Per vivere quello che aveva vissuto lì avrebbe corso per il triplo della strada con il doppio del vento e della pioggia. Lo aveva pensato per diversi giorni dopo. Kiba era partito, e forse fu per quello che cercò altra compagnia. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Così lontano da averlo quasi dimenticato, eppure era stato via solo una settimana. Questo gli aveva fatto credere che non fosse stato per niente amore ma una combinazione. Loro due soli in casa di lui, tempesta fuori, lo stress del parto di Arina, il sollievo di vedere i suoi cuccioli in salute. Il sangue sulla maglia, Kiba nella vasca da bagno. La vicinanza intima nell'acqua. Aveva pensato fosse stato soltanto un insieme di fattori a farlo succedere. E da quel giorno Kiba non lo aveva cercato più. E Naruto non aveva cercato lui.
"Che razza di imbecille...! E mentre io esco tranquillo con Hinata, Kiba si lascia morire!"
Si alzò dal letto infilandosi le scarpe in preda a una frenetica agitazione. Si sentiva colpevole, angosciato e schiacciato da strani pensieri inconsci che gli dicevano di sbrigarsi. Osservò il tempo fuori. Il vento era fortissimo e la pioggia batteva quasi orizzontale. Era una follia percorrere la strada fino a casa Inuzuka con quel tempo, dato che nel suo ultimo tratto era aperta e non protetta da nessun edificio. Ma non poteva aspettare, no. Sentiva il cuore pulsare di terrore. Una tremenda paura lo stava prendendo, sembrava che gli pungesse alle gambe se il passo rallentava, gli dava la sensazione di non poter respirare più se si fermava troppo a lungo. Prese la giacca a vento, strinse il cappuccio e si gettò nella tempesta di corsa. Il vento gli era contrario e la pioggia quasi gli impediva di vedere dove andava. Lungo la strada, ormai un vero pantano fangoso dove i passi sprofondavano come nelle sabbie mobili, una voce sembrò pronunciare il suo nome. Si fermò e si voltò alla ricerca di qualcuno.
-Naruto!- gridò di nuovo la voce, disperdendosi nel vento.
-Sasuke!-
-Dove diavolo stai andando?!-
-Devo andare da Kiba!-
-Ma sei pazzo?! Almeno aspetta che passi questo vento maledetto!-
La pioggia per un istante sembrò esaurirsi e gli permise di scorgere la sagoma dell'amico all'interno del negozio di fiori Yamanaka, con la bella solare Ino che sembrava volere che quella tempesta non finisse mai pur di impedirgli di andarsene da lì. La pioggia non gli concesse altro e ricominciò subito a battergli addosso spinta dal vento che piegava gli alberi come fossero fiorellini in un prato. Era un tempo infernale e avrebbe davvero voluto aspettare che almeno calasse il vento, ma aveva paura di non avere tempo.
-Non posso aspettare!-
Non seppe mai se Sasuke avesse risposto o meno. Gli voltò subito le spalle e la sua risposta, se ce ne fu una, si disperse nel turbinio del vento. E Naruto scomparve nella tempesta in direzione di casa Inuzuka.

Kiba era giunto ad una decisione, finalmente. In quel periodo così buio della sua vita aveva pensato a tutti i valori umani e ai valori di un ninja. Un ninja era pronto a morire per la missione, per il suo onore, per quello del proprio clan. Sarebbe stato da ninja morire per porre fine al dolore? Alla fine aveva ritenuto di no. Un Ninja aveva il dovere di togliersi la vita solo in casi estremi, casi in cui togliersi la vita voleva dire mantenere i segreti, togliere al nemico il vantaggio di un ostaggio riscattabile ad un prezzo troppo alto, eliminare un nemico pericoloso. Ma uccidersi per essere stato "sedotto ed abbandonato" non era affatto da ninja.
Akamaru sembrava felice di vederlo alzarsi e andare in cucina. Lo seguì scodinzolando e abbaiando con sincera allegria. Kiba sorrise e lo accarezzò affettuosamente. Il suo piccolo Akamaru. Il suo migliore amico.
-Mi dispiace di averti fatto soffrire, Akamaru.-
-Woof! Awww!-
Si raddrizzò e diede un'occhiata alla cucina. Era ridotta proprio male. Gli dispiaceva lasciare tutto da fare alla mamma e alla sorellona, ma lui ormai non aveva il tempo di farlo. Aprì il frigorifero e prese due uova. Pregustava già quel paio di uova al tegamino. Vide una ciotola dal coperchio viola che non ricordava di aver mai visto. Poi pensò che Hinata aveva detto di avergli portato qualcosa. Ripose le uova e aprì la scatola. Conteneva una porzione abbondante di arrosto di maiale con salsa piccante e due porzioni miste di verdura. Hinata doveva averla messa abbondante una volta saputo che stava mangiando pochissimo. "Che tesoro di ragazza, Hinata" pensò Kiba addocchiando la coppa di mousse al cioccolato. "Almeno, non perderò tempo a cucinare e sarà tutto buonissimo."
Riscaldò il contenuto della ciotola nel forno a microonde per due minuti e ne uscì bollente.
Mentre mangiava, riflettè molto su quello che doveva fare e come. Sua madre gli aveva sempre detto di non fare il bagno a stomaco pieno, ma in quel caso non importava. Sarebbe stato un bagno veloce. Indolore. Mangiare almeno gli avrebbe dato un piacere, prima che accadesse. Anche se c'erano piatti che preferiva, apprezzò molto il pranzo di Hinata. Avrebbe voluto ringraziarla. Per esserlo andato a trovare. Per avergli portato persino un dolce fatto apposta per lui. Sapeva che la cioccolata non era amata da nessuno in casa di Hinata, e Neji ne era addirittura allergico. Lasciò passare qualche minuto dopo aver terminato quell'arrosto piccante e tenero prima di gustare la mousse. Era deliziosa. Non la terminò per lasciarne un po' a quel golosone di Akamaru, che leccò per bene la coppetta mentre Kiba scriveva.
Non era facile. Come per i biglietti d'auguri, non si sapeva mai se essere semplici col rischio di essere banali o cercare di andare contro le regole, con il rischio di essere fraintesi. Come immaginava fosse normale, iniziò dalla sua famiglia. Le ringraziò di averlo cresciuto bene. Ringraziò Akamaru per essere stato il suo compagno più fedele. Ringraziò Hinata, per quel delizioso ultimo pranzo. Scrisse a Shino e alla Maestra Kurenai, rievocando con ognuno un momento particolare per cui si sentiva di ringraziarli. E scrisse di Naruto. Fu l'ultima cosa che si decise a scivere: "E a Naruto... grazie per quello che tu sai. Non credere che sia colpa tua. E' solo perchè io sono troppo debole e non so reggere questo vuoto che ho dentro adesso. Addio".
Rilesse ciò che aveva scritto. Non aveva nient'altro da dire, niente da correggere, nulla da cancellare. La scrittura era chiara ed era sicuro che sarebbero riusciti a leggerla. Sperò che qualcuno la leggesse ad Akamaru, in modo che potesse sapere di essere stato ringraziato per quella lunga amicizia. Scarabocchiò la sua firma, più per ritardare che per un bisogno. La ricalcò tre volte, mentre esitava. Aveva letto una volta su un libro sentimentale della sorella il modo di dire "tremare il cuore", e in quel momento sembrò che stesse davvero tremando. Ma non serviva rimandare. Non serviva a niente. Si alzò dalla sedia e posizionò la lettera sul tavolo in bella vista, sopra la ciotola di Hinata. Grattò la testa al cagnolino che leccava la mousse e guardò i cuccioli di Arina dormire, tutti sporchi di terra, nella cuccia dove erano nati vicino al camino spento.
-Sei un bravo cagnolino, Akamaru. Tieni d'occhio i tuoi fratellini.-
-Aww!-
-Se dovesse arrivare qualcuno... io sarò a fare il bagno.-
-Woof!-
Si diresse in bagno. Il suo cagnolino, ora che lo aveva visto sorridere e mangiare, era tranquillo. Non avrebbe fatto nulla per impedirgli di morire. Si chiuse nel bagno a chiave, per essere sicuro. Si sedette sul bordo della vasca e allungò la mano per aprire l'acqua. Mentre la vasca si riempiva di acqua bollente la sua mente intraprese il terribile viaggio nel passato. Si spogliò lentamente, e ricordò i dettagli più minimi di ciò che era accaduto in quel bagno. Sorrise amaramente. Sarebbe potuto succedere prima... o succedere quel pomeriggio tempestoso d'autunno... una volta in cui non sarebbe dovuto partire... se quella settimana avesse rivisto Naruto forse non lo avrebbe dimenticato... e lui non avrebbe deciso di morire...
Si immerse nell'acqua. Riusciva a malapena a sopportare il calore. Afferrò il kunai con le mani che tremavano. Doveva farsi coraggio. Doveva tagliare le vene... lasciarsi morire lì dove era accaduto... perchè così sarebbe stato legato a quei ricordi per sempre. E tagliò. Il sangue scorse in piccole gocce nell'acqua della vasca. Recise anche le vene del polso destro e gettò il kunai sul pavimento piastrellato di blu, che fece sembrare il sangue per terra viola scuro come veleno. Si immerse fino al collo, lasciando emergere le ginocchia infreddolite. Sorrise mentre il rosso si espandeva. Chiuse gli occhi e rivide le belle curve che aveva scoperto sotto ai vestiti larghi che Naruto indossava sempre. Il suo pube biondo. E poi gli occhi blu come il cielo sereno, il naso, la bocca. Il corpo era già scosso di brividi freddi. La morte era così vicina. Riaprì gli occhi per un istante e gli sembrò di vederlo davanti a lui. Sorrise e si lasciò andare al sonno. Un sonno eterno.

Due ore dopo, Naruto era seduto nella sala d'aspetto dell'ospedale di Konoha. Era zuppo fino al midollo, con i brividi che gli scuotevano le spalle e le ginocchia. Se fosse il freddo penetratogli nelle ossa oppure l'effetto dello shock nel vedere Kiba immerso nel sangue nella vasca da bagno, non lo sapeva. A parte lui, non c'era nessuno per Kiba all'ospedale. La madre e la sorella erano nel paese del Fiume in missione e nessuno della sua squadra aveva ancora saputo nulla, evidentemente. Naruto si guardò intorno. Non c'era anima viva tranne la donna alla reception che gli dava le spalle, concentrata sul computer. Si aprì la zip della giacca a vento e fece uscire fuori Akamaru.
-Aww...-
-Ssh. Fa' piano, Akamaru.-
-Aw.-
-Tranquillo...- sussurrò Naruto accarezzandolo. -Kiba è nelle mani di Shizune... farà un ottimo lavoro...-
Akamaru saltò fuori dalla giacca e si sedette sulla sedia accanto a Naruto, affinchè fosse nascosto alla vista dell'infermiera al computer nel caso si fosse voltata. Si accucciò lì ad aspettare pazientemente che il suo padroncino tornasse, ovunque fosse in quel momento. Il ragazzo biondo chinò la testa, che gli pulsava. Erano i suoi demoni, il rimorso, il rimpianto, i mille sensi di colpa per aver portato Kiba a fare questo. Tirò fuori la lettera. Si era stropicciata e inumidita nonostante fosse sotto la giacca, ma fortunatamente era ancora leggibile. La aprì con la mano tremante quando qualcuno gli toccò la spalla facendolo sussultare.
-M-maestra Kurenai... mi ha fatto paura...-
-Scusami, Naruto... Sai nulla di Kiba?-
-Mi dispiace.- scosse la testa. -Non ho ancora saputo niente.-
-Capisco.-
Kurenai si sedette lasciando la sedia di mezzo ad Akamaru e per il suo silenzio Naruto l'avrebbe baciata. L'ultima cosa che voleva era un terzo grado sul perchè, come e quando era avvenuto l'incidente e come lui fosse passato da lì in un momento così opportuno. Fortunatamente, nè Shino, nè Hinata chiesero altro che le sue attuali - e sconosciute- condizioni di salute, finchè non arrivò Sakura.
-S-sakura chan... come...?-
-Penso stia bene... ha ripreso colore... Shizune san era tranquilla... credo davvero che vada tutto bene.-
Naruto sospirò profondamente di sollievo e si lasciò cadere sulla sedia. Akamaru, per contro, si alzò in piedi e scodinzolò allegramente, mentre Hinata lasciò andare un grosso lacrimone di gioia. Purtroppo però, per Naruto l'agonia era appena iniziata. Fu lì per dire agli altri della lettera, ma fu Sakura a rinviare il supplizio.
-Naruto, sei tutto bagnato... va' nello spogliatoio. Cambiati o prenderai un malanno.-
-Io... sì. Grazie, Sakura chan.-
Prese la divisa blu che Sakura gli aveva portato e si diresse distrattamente verso lo spogliatoio. Era assorto completamente dal timore che potessero incolpare lui... ma alla fine non sarebbe stato falso. Era perchè non si era fatto più sentire, non si erano più visti, che lui si era sentito abbandonato e tradito. E forse anche perchè sapeva di Hinata e della loro storia. Pensò a cosa dire alla maestra Kurenai, a Shino, a Hinata. Kiba avrebbe voluto che tutti sapessero cosa era accaduto fra loro? Non lo sapeva. Però dire tutto era l'unica cosa che poteva fare, per non mentire, per non confondere, per non dare l'impressione di essere colpevole e nascondersi.
Si spogliò dei vestiti fradici appendendoli vicino ad un calorifero e indossò la divisa blu da apprendista infermiere -così diceva l'etichetta attaccata sul lato sinistro del petto- senza rendersi minimamente conto delle infermiere che entravano, lo guardavano e si chiedevano cosa facesse nello spogliatoio femminile. Così soprapensiero uscì e ritornò dagli altri, tenendo la lettera d'addio di Kiba in mano. Non sfuggì a nessuno.
-Naruto, cos'hai in mano?- domandò Kurenai.
-Ah... era... l'ultima lettera di Kiba... almeno credo...-
-L'hai letta?-
-No, io... non ho avuto il tempo...- "e nemmeno il coraggio..."
-Ti prego, leggila ora.- disse Shino. -Vorrei sapere perchè.-
Naruto incrociò per la prima volta lo sguardo diretto di Shino, che si era tolto gli occhiali da sole. Se di solito poteva sembrare serio e duro, senza quegli occhiali neri era acciaio. Al biondo non passò nemmeno per l'anticamera del cervello di rispondergli di no. Aprì la busta ed estrasse il foglio di quaderno. Non leggeva la scrittura di Kiba da quando, durante l'ultimo anno d'accademia, ricopiò completamente il suo compito in classe, che a sua volta confessò che era stato copiato da quello di Sasuke. Avrebbe voluto sorridere a quel pensiero, ma il suo volto sembrò aver dimenticato come si sorrideva.
Con voce pacata e non molto ferma iniziò a leggere la lettera. Iniziava duramente dicendo senza mezzi termini che si sarebbe ucciso. Ringraziava la sua famiglia, la sua maestra e i suoi compagni. Raccontava dei momenti difficili e dei momenti divertenti. Ringraziava Akamaru di essere il suo migliore amico. Il cagnolino a questa frase uggiolò triste. E alla fine, leggere le frasi che lo riguardavano lo spezzarono. La voce gli mancò completamente e ci volle il massimo autocontrollo per non piangere. Kurenai gli prese la lettera dalle mani dandogli una carezza dolce sulla spalla e terminò la lettura. Naruto preferì non incrociare lo sguardo di Hinata, e la sua fu un'ottima decisione. La sua espressione era una maschera di confusione, di shock, ed in parte di gelosia. Ebbe la conferma dei suoi sospetti. La lettera non era esplicita, ma per lei era sufficiente.
-Naruto... fra te e Kiba c'era una relazione?- domandò Kurenai con tutta la semplicità del mondo, lasciando trapelare solamente una punta di sorpresa. -Si riferisce a quello nella lettera?-
-N-non è esatto...-
-Allora spiega, a cosa si riferisce?-
Naruto avrebbe voluto raccontare, ma non ci riusciva. Non davanti a Sakura, che aveva sempre goduto della sua ammirazione, davanti a Hinata che era la sua ragazza, davanti a quegli occhi duri di Shino, davanti alla maestra Kurenai di cui si vergognava. Non riusciva ad aprire la bocca per dire qualcosa.
-Non fa niente... ci spiegherai più tardi, quando te la sentirai...- intervenne Sakura.
-S-sì. S-senz'altro.-

Quella sera Kiba non aveva ancora ripreso conoscenza. Naruto fissava triste e pensieroso il cielo nuvoloso e scuro dalla finestra. Il vento si era placato e la pioggia ormai era soltanto un raro gocciolio. Seduto alla piccola sala mensa, strofinò i piedi nudi per scaldarli un po'. Non si accorse di avere seduto di fronte il maestro Kakashi finchè non parlò.
-Ciao, Naruto. Come stai?-
-Ah, Maestro Kakashi...- fece lui guardandolo. -Di merda, direi. Sì. Di merda.-
-Ho saputo di Kiba. Per caso vuoi parlarne?-
-Ti hanno mandato a farti confessare tutto da me per raccontarlo agli altri?-
-In pratica, sì. Ti va di dirlo a me?-
-Sì... sì.-
Al contrario di quello che era accaduto con il gruppo di amici, la lingua non si paralizzò. Si sentì di raccontargli tutto, senza girarci intorno, e gli disse esplicitamente di aver fatto sesso con Kiba quella sera più di una volta. Kakashi non chiese nulla e ascoltò come avrebbe potuto fare un vero amico e la cosa a Naruto sembrò davvero strana. Ma era una sorpresa piacevole.
-Pensi sia perchè avete fatto sesso e poi non vi siete più visti che ha deciso di suicidarsi?-
-I-io... ho pensato fosse per questo...-
-Sì. Lo penso anche io. Ma forse se gli spiegherai come stanno le cose, lo accetterà.-
-Maestro Kakashi... io... praticamente ora sto con Hinata...-
-Lo so, vi ho visto baciarvi da Ichiraku, qualche giorno fa.-
-Ecco... ma... io la trovo una ragazza molto bella e gentile... ma non credo di amarla...-
Kakashi chiuse il libro e lo fissò con fare esaminatore.
-Vuoi lasciare Hinata per Kiba?-
-.... Sì...-
-Non è una decisione che prendi per accontentare la tua coscienza, vero?-
-No... almeno, non credo...-
-Dovresti aspettare un po'. Sei confuso dai tuoi sensi di colpa. Aspetta di calmarti prima di decidere.-
-... Forse hai ragione... sì, farò così...-
Calò un momento di silenzio. Kakashi si alzò e ritornò poco dopo con due tazze di tè fumante. Naruto ne fu tacitamente grato: sentiva il bisogno di qualcosa di caldo per contrastare il freddo e per calmare i nervi, e il tè verde funzionò benissimo. Il maestro gli porse una sportina con una delle sue tute nere e arancioni asciutta. Dopo il tè lasciò Kakashi per andare a cambiarsi d'abito, ma al suo ritorno lui non c'era più. Si sedette infilandosi le scarpe domandandosi se Kiba stesse ancora dormendo, quando, silenziosa come sempre, sopraggiunse Hinata.
-Naruto-kun?-
-Hi... Hinata...-
-Perchè non mi hai detto niente di quello che c'era fra te e Kiba?-
-Beh... cerca di capirmi... io... mi vergognavo un po' a dirtelo...-
-Ma... ma io... sono... insomma, pensavo di essere la tua ragazza...-
-Ma... ma lo sei!-
-E allora perchè mi nascondi queste cose? Dovremmo... essere sinceri...-
-Lo so... ma... non pensavo che... sinceramente, non pensavo fosse così importante...-
-Naruto kun... tu... insomma, io... ti piaccio davvero? Voglio dire...-
-Sì che mi piaci, Hinata... non ti ho preso in giro... ti ho solo omesso una cosa a cui non pensavo più...-
-Va bene... ti voglio credere...-
Naruto abbracciò Hinata e le accarezzò la testa. Quello che le aveva detto era tutto vero. Hinata gli piaceva, era la sua ragazza, e non le aveva detto di Kiba perchè aveva pensato fosse stata un'avventura di una notte -bellissima notte- di mezza estate. Forse il fatto che l'aveva trovata un'esperienza stupenda avrebbe dovuto confessarglielo. Ma non ne aveva il coraggio. Si maledisse per questo. E si maledisse per quello che aveva fatto a Kiba. Ma, in qualche modo, se lo giurò, avrebbe rimediato e tutto sarebbe tornato a posto. In qualche modo.

Nella sua stanza, Kiba aprì lentamente gli occhi, svegliato dal lieve rumore di passi dell'infermiera che era appena uscita. La stanza era buia, filtrava una debole luce soltanto dal corridoio. Non capì dove si trovasse. Doveva essere morto... ma quello cos'era? L'inferno? Il paradiso? O nessuno dei due?
Fissò la sacca del sangue che era appesa accanto al letto e capì. Si trovava in ospedale e stava subendo una trasfusione di sangue. E questo significava che era vivo. Che non era riuscito ad uccidersi. Ma sul momento non ricordò cosa fosse accaduto, nè chi fosse il bastardo che lo aveva salvato dalla morte. Salvato? No, strappato era una parola più giusta. Strappato dalla morte nelle cui braccia si era lanciato.
-Kiba, come ti senti?-
La voce dell'infermiera appena entrata lo fece sussultare. Il neon si accese appena e si abbassò di intensità.
-Ah... sei tu... Sakura...-
-Finalmente ti sei svegliato... sono tutti qui...-
-Tutti... chi?-
-I tuoi compagni di squadra, la maestra Kurenai e Naruto...-
-N-Naruto è qui?-
-Sì, ti ha portato lui qui in ospedale.-
-Lui....- "Lui mi ha strappato alla morte..."
Sakura gli disse che lo avrebbe chiamato, così avrebbero potuto parlare un po' nonostante non fosse orario di visite, e gli disse che una volta abituato alla luce poteva alzare l'intensità del neon girando la rotellina vicino al letto. Kiba annuì e lei uscì lasciando la porta socchiusa.
Era confuso. Cosa ci faceva Naruto a casa sua? Come poteva essere capitato in quel momento? E soprattutto, perchè gli aveva impedito di morire? Non valeva nulla come ninja, come compagno. Non sarebbe stato meglio morire? Non credeva al destino. Però ora sembrava che qualcosa di superiore avesse spinto Naruto là proprio per salvarlo. Ma a che scopo, alla fine?
Alzò il braccio e si toccò la fronte. La testa gli pulsava dolorosamente e si sentiva la mente offuscata. Aveva completamente perso la cognizione nel tempo. Quanto tempo era passato da quando si era lasciato morire -o almeno così pensava- nella vasca? Ore, giorni, settimane? Non ne aveva la minima idea. Sapeva solo che era sera. Guardò fuori dalla finestra. Una pallida luna spuntava a stento dai lembi scuri. Voleva avvicinarsi, aprire i vetri. Si sentiva soffocare in quella camera chiusa. Si alzò a sedere con grande fatica e ci impiegò un lasso di tempo che gli parve esagerato, ma i muscoli erano deboli e non rispondevano a dovere alla sua volontà.
Il contatto dei piedi nudi sul pavimento gelato gli schiarì un po' la mente. Afferrò l'asta della trasfusione e se la trascinò dietro fino alla finestra. Persino sollevare il pannello della finestra fu uno sforzo tremendo, ma ne valse la pena: l'aria fresca fu un sollievo straordinario e portò via quell'orribile odore stantio di medicinali e disinfettante tipico degli ospedali. Il ragazzo si appoggiò di peso al davanzale. Il corpo era pesante, e al tempo stesso debole, gli tremavano le gambe e le braccia. Non si era ancora ripreso dall'emorragia quindi, riflettè, dovevano essere passate solo poche ore dal suo patetico tentativo di suicidio.
Inspirò profondamente quell'aria freschissima -quasi fredda in realtà-. Non sapeva se fosse dovuto al fallimento del suo suicidio, alla bella aria notturna di quel momento, o alla consapevolezza che Naruto era venuto a casa sua e lo aveva salvato; ma la vita non gli sembrava più così brutta, la morte non aveva più quel fascino di pace e riparo dal dolore. Non gli sembrava più una nuova, amorevole madre, ma una figura losca e oscura che lo aveva ingannato con false promesse di sollievo e riposo per strapparlo alle persone che gli volevano bene e dal suo onore di Ninja di Konoha. Appoggiandosi di peso all'asta come fosse una stampella, ripercorse la distanza apparentemente infinita verso il suo letto e vi si sdraiò mettendo a riposo i suoi stanchi muscoli. Aveva appena acceso la luce alla massima intensità e Naruto volò dentro la stanza con il fiatone.
-K-Kiba...!-
-Naruto...- al quel suono sul suo volto comparve un sorriso. -Sei qui...-
-Stai bene... sei... sei vivo...-
Naruto quasi non ci credeva più. Gli si gettò addosso stringendolo forte, forse troppo, ma la sua gioia era tale da non poter essere controllata. Non gli sembrava vero, ora, di sentirgli battere il cuore nel petto, e il suo petto era caldo. Si lasciò andare ad un singhiozzo e alle lacrime che aveva represso da quel momento.
Ripercorse in pochi istanti il terribile shock. Dopo essere stato inghiottito dal vento, aveva proceduto di corsa fino alla casa di Kiba, seppure fosse scivolato nel fango più di una volta. Arrivato al portico ebbe un attimo di sollievo. La casa lo riparava dal vento e dalla pioggia, ma dopo aver ripreso fiato ed essersi asciugato il viso, vide la porta aperta. Avvertì nella testa un campanello trillante che lo fece irrigidire di terrore. Si precipitò dentro, ma sembrava tutto piuttosto normale, a parte la cucina in disordine. Arina scodinzolò nel vederlo, mentre i suoi cuccioli dormivano vicino a lei nella cuccetta accanto al camino. Akamaru abbandonò una coppetta di vetro ormai completamente pulita che c'era per terra e gli andò incontro abbaiando gioiosamente.
-Akamaru, va tutto bene? Dov'è Kiba?- aveva domandato al cagnolino.
-Woof!Woof!-
Il cagnolino corse davanti alla porta del bagno e ci si sedette davanti grattandola con la zampa. La tranquillità di Akamaru però non seppe acquietare il senso di pericolo che Naruto sentiva pulsargli nelle tempie. Bussò alla porta più di una volta, con crescente angoscia. Chiamò più volte il suo nome, finchè non fu sicuro che qualcosa non andava. Tentò di aprire la porta, ma era chiusa a chiave, quindi si allontanò e la sfondò a forza di calci. La porta cedette al quarto calcio e si spalancò di lato portando con sè il legno dell'architrave dove era montata la serratura. La spettacolo a cui assistette fu il peggiore che avesse mai visto. Kiba era disteso immobile, pallido, nella vasca da bagno, la cui acqua era rosso sangue. Ricordava confusamente di aver gridato in preda al terrore e di essersi appoggiato alla parete per non svenire. Si avvicinò a Kiba e toccandolo si rese conto che era freddo. Temette che fosse troppo tardi, che fosse già morto. Lo scosse per le spalle, dandogli degli schiaffetti sul viso, chiamandolo per nome. Non aveva dato segni di vita finchè non aveva fatto un debole respiro aprendo gli occhi, ma anche in quel momento non aveva risposto a nessuno stimolo. Aveva fatto un sorriso debole e aveva perso completamente i sensi. Cercare di rianimarlo fu inutile. Preso dal panico aveva telefonato in ospedale, doveva essere riuscito a dare tutte le informazioni possibili, poichè erano arrivati subito portando via Kiba e salvandogli la vita.
-R-razza di stupido!! Mi... mi hai fatto preoccupare!!-
-Davvero ti sei preoccupato per me?-
-Ma certo!... Per chi mi hai preso...-
-Sì, sì, ho capito... ma da luglio non ci siamo più visti... ti importa di me solo adesso che mi stavo ammazzando?-
-No, non è così!- sbottò Naruto. -Io non ti ho cercato più perchè tu non mi hai cercato e pensavo.. pensavo che a te non importasse più niente di me... come era prima che succedesse, dopotutto, no?-
-Non ti ho cercato perchè ero in missione... e poi... ti ho visto baciare Hinata...-
Cadde il silenzio. Il neon lampeggiò sinistramente minacciando di spegnersi, ma poi si stabilizzò. Naruto fissava ad occhi aperti il suo passato. Adagiato sul petto di Kiba ricordò quel momento. Da Ichiraku Ramen aveva baciato Hinata, esattamente una settimana dopo. L'aveva fatto per ringraziarla della cena del giorno prima, un gesto forse esagerato, se ne era pentito inizialmente, ed aveva atteso notizie del "suo ragazzo", ma non erano mai arrivate. E allora, aveva deciso di dare un valore a quel bacio che era solo una gratificazione. Hinata gli aveva detto che le era sembrato di vedere qualcuno. E quel qualcuno, ora lo sapeva, doveva essere stato Kiba.
-Hinata non era niente di importante... era... solo un ringraziamento per una cosa che ha fatto per me...-
-Avresti dovuto ringraziare me per la stessa cosa, allora.-
-Eh?... No, che hai capito! Mi aveva preparato la cena... non... abbiamo fatto niente!-
-Mi stai dicendo la verità?-
-Sì...-
Kiba decise di credergli. Aveva un disperato bisogno di credergli, di riporre in lui la sua completa fiducia. Gli strinse la mano con la sua sinistra, dove non aveva la flebo. Intrecciò le dita con le sue e lo baciò sulla bocca. Naruto si lasciò trasportare e lo baciò a sua volta. Coinvolti nel loro momento di passione improvvisa, non si accorsero del Maestro Kakashi e della Maestra Kurenai che li guardavano dal vetro, prima di decidere di lasciarli soli. Fu la voce di Sakura nel corridoio, il rumore dei suoi passi, a ricordare loro di essere un paziente ed un visitatore in un ospedale. Prima che lei arrivasse con Tsunade, Naruto si ricompose sullo sgabello e Kiba si sistemò la coperta.
-Kiba.- disse Tsunade con tono calmo entrando. -Come ti senti?-
-B-bene, Hokage sama.-
-Mi fa molto piacere.-
Tsunade fece un gran sorriso. Naruto piegò la testa di lato, perplesso. Non ci aveva pensato perchè era preoccupato per la salute di Kiba, ma appena entrata avrebbe detto che le sarebbe spuntata una vena palpitante sulla fronte e avrebbe cominciato a strillare domande e insulti riguardo al tentativo di suicidio. Ma quel sorriso fu un'apparizione: subito dopo affiorò la vena di cui sopra e il bel viso da ventenne si tramutò in una maschera iraconda capace di terrorizzare chiunque.
-Imbecille!- strillò puntando il dito verso Kiba. -Ma cosa ti è saltato in testa di ucciderti?!-
-M-mi rendo conto, ma...-
-No, non ti rendi conto di nulla!- tuonò lei più forte. -Ho dovuto rinviare tutte le missioni del tuo gruppo, togliere Kurenai dal team disponibile per una missione interna a Konoha, inviare dei rimpiazzi a tua madre e a tua sorella nel paese del Vento per permettere loro di tornare a casa senza compromettere la missione! Hai fatto preoccupare me, la tua famiglia, il tuo gruppo, i tuoi amici, e Akamaru! Esigo di sapere per quale assurdo motivo un giovane in fiore, un promettente ninja di Konoha dovrebbe togliersi la vita dissanguandosi in una vasca da bagno!-
-I-io... volevo... io soffrivo... perchè... perchè mi sentivo solo...-
-Sai bene che non lo sei...-
-Sì... ma volevo con me solo una persona.. e lei non c'era...-
-Doveva essere un suicidio per riavvicinare la persona in questione?!- tuonò Tsunade. -E se Naruto non fosse venuto?!-
-No... il suicidio era per non soffrire più.-
Tsunade tacque e guardò a lungo le mani intrecciate di Kiba e Naruto. Era così. La persona era Naruto. Per lungo tempo la donna aveva pensato che, se Naruto avesse mai avuto una relazione con un ragazzo, quel ragazzo sarebbe stato Sasuke. Quel ragazzo era così ossessivo nei confronti del genio Uchiha che le sembrava impossibile che si potesse trattare di un altro. E invece, era Kiba. E pensare che ovunque, in missione o no, quei due litigavano e si malmenavano sempre. Senza aggiungere nulla, se ne andò.
-Tsunade sama...- la chiamò confusa Sakura. -Ah, Naruto... devi uscire... Kiba deve riposare...-
-Sì... solo un momento...-
Sakura seguì Tsunade nel corridoio. I loro passi svanirono in fretta e lasciarono i due ragazzi nella loro privacy. Naruto accarezzò i capelli di Kiba e gli fece un sorriso. Non gli sembrava vero di avere tutto così chiaro, in quel momento tutto aveva il suo posto deciso, un ordine, un tempo, una forma, un'intensità sua, nulla era lasciato a sè, niente era confuso.
-Torno a trovarti domattina.-
-Ti aspetto con ansia...-
Si scambiarono un bacio leggero sulle labbra e Naruto si allontanò, lasciando andare lentamente la sua mano.
-Ciao, amore.-

Hinata camminava sotto la pioggia leggera e fredda della notte. Immersa nel suo sconforto non si accorgeva nemmeno di quanto fosse tardi, di quanto fosse buio. Non aveva paura. Non le importava nulla. Se un bandito l'avesse ammazzata, le avrebbe fatto un favore. Mise il piede in una profonda pozzanghera, ma non ci fece caso. Si guardò intorno. Non vide nessuno in giro. Solo qualche rara luce al di là delle finestre. A quell'ora, con quel freddo, non avrebbe incontrato nessuno.
Si fermò e guardò il cielo che si stava schiarendo. In un'altro tempo, quando non sapeva cosa fosse l'amore, avrebbe sognato in un angolo della sua anima di stare lì a passeggiare con Naruto, e sarebbe arrossita al solo pensiero. Oramai arrossiva così di rado. Si era abituata alla sua presenza così intima. E ora non c'era più. Non ci sarebbe più stata, perchè lui amava Kiba. E Kiba amava lui.
Aveva vissuto diversi anni cercando un modo di far capire a Naruto che lo ammirava. Sorrise leggermente pensando a tutte le volte che tornava a casa al tramonto dopo che aveva trascorso la giornata a osservarlo. Si allenava duramente, sempre, ed era istancabile. Aveva così ammirato quella sua ferma determinazione che le era sbocciato qualcosa di più intenso nel cuore. E da allora, non era più riuscita a guardarlo in faccia senza diventare bourdeaux. Aveva vissuto, lottato, stretto i denti per poter essere come lui. Per poter essere forte, rialzarsi, non mollare mai. Aveva gocciolato sangue e sudore per far sì che fosse lui a guardarla. Alla fine aveva creduto di esserci riuscita. Naruto l'aveva guardata, l'aveva ammirata, l'aveva sostenuta. Con il tempo, l'aveva baciata. Era riuscita a farsi amare dall'uomo che amava, e ne era stata così sicura che si era sentita viva come la vita stessa, un soffio di vento, una stella, una goccia di pioggia, ogni cosa al mondo aveva Naruto dentro e Naruto aveva dentro tutto il suo mondo.
Ma ora... Naruto se n'era andato, portandosi via tutto il mondo. Hinata si sentiva vuota, piena solo di un dolore sordo nel petto. Non riusciva nemmeno a piangere. Nessuna lacrima poteva sgorgare dagli occhi di chi non ha un cuore, aveva sentito dire a Neji qualche tempo prima. E capì: lei non aveva più un cuore. Forse perchè lo aveva donato a Naruto e lui l'aveva gettato via, o forse solo perchè le si era rotto in mille pezzi. Scheggie. Piantate dappertutto all'interno del suo petto, come se le fosse scoppiato. Dovevano essere quelle spine a farle sentire quel dolore.
Sprofondò nella disperazione, come se si fosse gettata da un trampolino nell'acqua gelida. Aveva vissuto da sempre alle spalle di Naruto, osservandolo, ammirandolo, amandolo, aspirando ad essere come lui per potergli camminare affianco. Era stato il suo sogno da sempre. Il suo unico sogno. Avere la sua ammirazione. Ora che l'aveva persa e non le restava nessuna speranza di poterla riconquistare, quale senso aveva la sua vita? Era ancora la primogenita della casata principale degli Hyuga, ma aveva una sorella che, nonostante fosse più giovane di cinque anni, era in grado di tenerle testa e probabilmente aveva un'abilità innata più forte della sua. Sì. Hanabi avrebbe potuto essere la nuova capostipite senza creare tutti i problemi che invece creava lei.
Si chinò e sfilò un piccolo, appuntito kunai dallo stivaletto. In ospedale non era potuta entrare con delle armi, ma una in più nascosta poteva sempre servire. E infatti le sarebbe servito. Afferrandolo con entrambe le mani chiuse gli occhi e pregò. Pregò che fosse un ninja adulto a trovare il suo corpo e non un bambino, per non turbarlo con lo spettacolo della morte. Pregò che nessuno la fermasse. Però, pensò, se mi colpisco la gola, morirò quasi all'istante e nessuno potrà salvarmi com'è accaduto con Kiba.
Dunque, la sua era una decisione definitiva. Prima di colpire fu tentata di cavarsi gli occhi, quei maledetti occhi. Non avrebbe mai voluto averli. Senza quel maledetto Byakugan non avrebbe mai potuto vedere lo scambio di effusioni nella stanza del suo compagno di squadra. Se soltanto avesse avuto degli occhi normali avrebbe potuto illudersi che fosse tutto come prima, tutto al suo posto. E invece, quel maledetto Byakugan! Le aveva mostrato cose che non avrebbe mai voluto sapere, mai. Le era costato una vita da ninja che non avrebbe desiderato, una responsabilità che non era in grado di sostenere, l'odio di Neji. Maledetto Byakugan!
Maledicendo tutta la sua vita e tutto quel poco che le era rimasto, contrasse le braccia e si portò il kunai alla gola. Il sangue le schizzò abbondante sul viso. Era caldo sulla sua pelle fredda. Provò una sensazione di serenità, anche perchè non sentiva alcun dolore. E poi capì.
-Hi... Hinata sama...-
-N-Neji!-
Quello che aveva colpito con il kunai era il braccio di Neji. Quello che aveva sul viso era il suo sangue. Venne invasa dal terrore e per poco non svenne. Non avrebbe mai voluto ferirlo, voleva soltanto morire. Ma quando guardò il cugino, il fratello, in volto vide i segni di emozioni che raramente gli aveva visto. Tristezza, preoccupazione, tracce fresche della paura. Era ovvio, se gli Hyuga avessero trovato morta suicida la loro nuova capostipite dopo che avevano mandato Neji a cercarla e a riportarla a casa, sarebbe stato un problema serio per lui. Era sicuramente questa la ragione di quei tratti di emozioni nel viso.
Neji si rilassò e il suo volto si distese. Prese il piccolo kunai dalle mani della ragazza e lo mise fra i suoi nella sua sacca. Hinata era sconvolta per qualcosa e si vedeva chiaramente, ed era pronto a scommettere che era per qualcosa che aveva a che fare con Naruto. Per lei era l'amore più grande che si potesse provare e, ne era certo, lei l'aveva perso. Per una questione di tatto, preferì evitare le domande almeno per quel primo momento. Con dolcezza le prese la mano e la tirò leggermente per farsi seguire. L'avrebbe portata in un posto sicuro dove avrebbe potuto sfogarsi e tranquillizzarsi. A casa.

A casa nessuno ebbe modo di vedere le ferita al braccio di Neji e vedendo Hinata camminare con le sue gambe, seppur scossa, furono tutti abbastanza tranquilli da coricarsi senza fare domande. Inoltre, avevano saputo che il compagno di Hinata era stato in fin di vita all'ospedale ed attribuirono a quell'avvenimento la causa del turbamento della giovane Hyuga.
Neji dovette sostenere un sospettoso sguardo di suo zio Yashi quando lo vide entrare nella stanza da letto di Hinata ed ebbe come risposta un gelido consenso quando gli domandò di potervi restare a prendersi cura di lei. Non poteva certo dire che restava per controllare che non tentasse di nuovo di uccidersi. Negli occhi dello zio vide molte delle sue congetture mentali e il ragazzo immaginava perfettamente che genere di ipotesi stava ponderando. Ricevuto il suo consenso, lo lasciò alle sue immaginazioni e si chiuse nella stanza con la cugina.
Solo dopo qualche minuto lei smise di tremare e alzò gli occhi da terra per fissare quelli del cugino.
-Hinata sama, sei impazzita? Cosa volevi fare?-
-Non... non è ovvio? Volevo uccidermi.-
-Ma perchè?-
Hinata preferì non rispondere. Non era ancora in grado di assimilare ciò che aveva visto all'ospedale e non voleva accettarlo. Preferiva pensare che fosse un incubo, che il giorno dopo sarebbe ritornata a trovare Kiba e lui sarebbe stato meglio, non depresso ma soltanto malato, con Akamaru sul letto con lui a tenergli compagnia. Al pomeriggio sarebbe uscita con Naruto, sarebbero andati a vedere un film romantico. A lui non piacevano, invece il suo sogno era di guardarne uno con lui di fianco e quel pomeriggio l'avrebbero fatto. Avrebbero cenato da Ichiraku come sempre, e chissà cosa sarebbe successo dopo. Non aveva mai fatto l'amore. Con Naruto ci era andata vicina un paio di volte, ma per un motivo o per un altro non erano mai riusciti a farlo.
"Ci credo", pensò lei amaramente. "Come potevo interessargli fisicamente se lui è.."
-E' per Naruto, vero?- disse Neji spezzando il filo dei suoi pensieri. -Cosa è successo?-
Prese tempo. Si alzò e prese dal suo zaino per le lunghe missioni il kit di pronto soccorso. Mentre tirava fuori ungento, bende, cerotti e cotone, raccattò i brandelli della propria memoria e li divise da quelli della speranza e della fantasia. Cercò di pensare a come rivelare a Neji la sconcertante verità di cui era venuta a conoscenza. Le sembrava una cosa indicibile, impossibile da dire. Nemmeno nei suoi pensieri era riuscita a dire quella parola.
-Lascia che ti curi quel taglio.-
-Hinata...-
Lei arrossì impercettibilmente mentre Neji si apriva il kimono e si scopriva il petto già fasciato e il braccio ferito dal kunai. Ignorando una strana sensazione allo stomaco, disinfettò la ferita con l'unguento, la tamponò delicatamente con il cotone e armeggiò per qualche minuto con le bende, all'inizio troppo lente. Strinse meglio il bendaggio e lo fissò con dell'adesivo medico. Il taglio era poco più di un graffio, lungo ma poco profondo, sarebbe guarito in pochi giorni, però... era mortificata per averlo ferito in un goffo tentativo di suicidio. Emise un respiro profondo e guardò sconsolata il parquet leggermente rovinato dall'usura. Pensò che si sentiva pronta per accettare la realtà, e il modo migliore era raccontarla a Neji, seppure già si sentisse talmente triste da stare per piangere.
-Naruto... Naruto non è più il mio fidanzato...- disse con voce malferma. -Lui... cioè, non che lui me lo abbia detto... non ancora... ma li ho visti... ho visto lui... e Kiba... nella stanza d'ospedale... si baciavano... e si tenevano la mano... l'ho visto... sì, l'ho visto...-
Le sgorgarono le lacrime dagli occhi e faticò a trattenere i singhiozzi, ma doveva vincere, doveva accettare tutta la realtà.
-Naruto... N-Naruto... è... gay...-
Scoppiò in lacrime e sussulti scatenati dai singhiozzi e Neji si sentì colpevole. Lui non aveva fatto nulla, ma sentì un gran peso allo stomaco, come se a cambiare le attitudini sessuali di Naruto fosse stato lui. Come se lui avesse spinto Naruto nelle braccia di Kiba, come se fosse stato lui a mettere il kunai in mano ad Hinata per convincerla ad uccidersi. Non sapeva perchè, lui aveva avuto solo un ruolo positivo, aveva impedito la sua morte. eppure non gli sembrava di fare abbastanza. Forse per libero arbitrio, forse per destino, allungò le braccia e la strinse a sè. Non aveva mai fatto una cosa del genere in tutta la sua vita. Ed era anche vero che mai in tutta la sua vita si era sentito come in quel momento. Non era per nulla sicuro che quella fosse una buona idea, ma per una volta il sentimento sconfisse la ragione di Neji Hyuga. Passò la mano fra i corti capelli di Hinata e le sollevò il viso. I suoi occhi erano più grandi che mai e l'espressione così triste le dava l'aria di una creatura fragile da proteggere e rassicurare. Conosceva qualche modo per farlo.
-N-Neji...?-
Chinò la testa e appoggiò le labbra sulle sue, le apriva un po', le richiudeva, e la baciava più volte e più volte ancora. Hinata era diventata leggermente rossa in viso, teneva gli occhi chiusi e non capiva bene che razza di situazione fosse. Lei amava Naruto, Naruto non c'era più, al suo posto c'era Neji, ma lei poteva amare Neji? Lei amava Neji? Forse sì, ma non nel modo in cui aveva amato Naruto. Aveva? Dunque il suo amore era già morto, dopo poco più di un'ora? Era davvero amore?
Hinata non lo sapeva più, non capiva più nulla. Mentre le mani di Neji la accarezzavano, coccolavano, sfioravano, sentiva qualcosa pulsare nel petto. Era il suo cuore, non più in pezzi? Sì, probabilmente. E con suo enorme imbarazzo, sentì che qualcos'altro pulsava, un po' più in basso. Doveva averlo sentito anche lui, perchè la sua mano strisciò in quella direzione. Ma Hinata non era tranquilla. Sentiva che non poteva, per qualche motivo. Poi capì.
"Cioè, non che lui me lo abbia detto... non ancora..."
Non ancora. Non ancora. Non gliel'aveva detto. Naruto non l'aveva ancora lasciata, per questo non poteva. Era solo una questione di tempo, poco tempo, prima che trovasse il coraggio, le parole giuste, l'occasione ideale per lasciarla e tornare da Kiba. E a quel punto, non poteva fare altro.
-Aspetta...- disse piano Hinata allontanandosi da Neji. -Aspetta, solo un secondo...-
-Dove... dove vai?-
-In bagno.-
Hinata scappò fuori dalla stanza e prese il cellulare, rimasto nel giubbotto. Compose quel numero che ormai conosceva a memoria e attese. Il telefono squillò, quindi doveva essere ancora sveglio. Invece no. Quando rispose aveva la voce insonnolita. Forse aveva dimenticato di spegnere il telefono.
-Pronto?-
-Naruto? Ti ho svegliato?-
-No, no... stavo per mettermi a letto, ma non dormivo... cosa c'è, Hinata?-
-So di Kiba... e pensavo... visto che tu ami lui... non ha senso che tu stia con me.-
Seguì una silenziosa pausa. Hinata pensò quasi che fosse caduta la linea.
-Il Byakugan, eh?-
-Già.-
Seguì una seconda pausa, più lunga e silenziosa della prima. Hinata quasi restava senza respirare. Sperò, pregò che Naruto non scoppiasse in un attacco d'ira perchè non aveva nè il tempo nè la voglia per ascoltare uno sfogo totalmente inutile quanto ipocrita. Le sue preghiere vennero esaudite.
-Mi dispiace, Hinata.. Non ti volevo ferire. Veramente.-
-Non ti preoccupare. Mi hai amato, comunque. E mi hai lasciato tante cose. Non mi hai ferito.-
-Spero che tu sia sincera...-
-Lo sono. Però, Naruto...- arrossì e ringraziò mentalmente di essere al telefono. -Vorrei che restassimo amici.-
-Tu sarai sempre una persona molto importante per me. Sempre.-
-Anche tu, per me.-
-Ci vediamo domani, se vai in ospedale.-
-Sì. A domani.-
Hinata si sentì togliere un peso dal cuore. Ora sapeva che Naruto l'aveva amata per un po', amata davvero, come persona, un insieme di corpo, mente e cuore. Forse ora apprezzava più il cuore e la mente che il suo corpo di donna, ma non era una cosa grave. Nella sua stanza c'era qualcun altro pronto a farlo. Ritornò nella sua stanza con il sorriso e senza nessuna traccia delle lacrime recenti, se non gli occhi un po' rossi. Neji non aveva cambiato posizione e nemmeno intenzione, e Hinata conobbe l'amore in una calda stanza circondata da una fredda notte d'autunno.
 
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