Starlight Gardens [Yuri, Yaoi, Hentai, Doujinshi]

My Hime {La Mia Principessa}, Naruto, sentimentale, Naruto x Tsunade (non guardatemi male)

« Older   Newer »
  Share  
* Saskia
view post Posted on 27/3/2009, 16:45






E' difficile dire quale sia stato il giorno in cui tutta questa folle avventura ebbe effettivamente il suo inizio. Forse il giorno in cui il destino cominciò il suo corso fu il momento in cui l'eremita Jiraya e il piccolo giovane ninja Naruto Uzumaki varcarono la soglia di una bettola affollata di una cittadina del paese del fuoco. Forse fu il momento in cui Naruto fissò Tsunade seduta al tavolo e si chiese come poteva una donna di cinquant'anni sembrare così giovane. O forse l'inizio fu la scelta del Quinto Hokage di scommettere su quell'imprevedibile e piccolo ninja dai capelli biondi, quel piccolo uomo che sembrava aver ereditato così poco da suo padre.
Quale che fosse l'inizio effettivo del legame che aveva legato in qualche modo le loro vite, il principio della fine di un sogno, di una missione di vita e della giovinezza di un ragazzo fu probabilmente quel mattino di primavera in cui le nuvole scorrevano lentamente nel cielo, oscurando ora il sole e poi lasciandolo. Tsunade era seduta nel suo ufficio, l'ufficio del Quinto Hokage, che sarebbe passato intatto al sesto, se non per qualche pila di inutili scartoffie in meno. Ma il lavoro burocratico oggi non preoccupava la donna bionda. Alla soglia dei suoi cinquantacinque anni, si chiese per la prima volta quale era stato lo scopo della sua vita. Quali obiettivi avesse raggiunto. Quali le mancavano ancora. I suoi successi erano degni di nota: aveva contribuito a salvare molte vite sui campi di battaglia integrando ninja medici nelle squadre d'azione, ne aveva addestrati a dovere un bel drappello considerando la difficoltà e lo scarso numero di ninja con intelletto e controllo da permettergli tale allenamento; era diventata Quinto Hokage appagando i sogni di suo fratello e dell'uomo che aveva amato in gioventù, seguiva le orme del suo maestro. Era molto orgogliosa di quello che riusciva a fare per gli altri, per il suo villaggio.
Ma questo, in qualche modo non le bastava. Si costrinse a pensare che si sentiva ancora in colpa per non avere potuto fare di più, per non aver ucciso Orochimaru quando ne aveva avuta l'occasione. La sua ombra, fugace e oscura, si estendeva ancora sul villaggio della foglia, seppure tutto tacesse lei sapeva che era così. Lo scopo della sua vita ora era proteggere quel villaggio così pieno di ricordi dalle grinfie di chiunque volesse distruggerlo o impossessarsene. Ma nonostante questi bei pensieri e belle parole, sapeva che non era sincera. Come la maggior parte delle donne avrebbe voluto sposare l'uomo che aveva amato e attendere il momento giusto per avere un figlio. Un sogno che a volte le aveva salvato la vita. Durante la guerra contro il villaggio della Sabbia questo pensiero le diede la forza di sopravvivere e persino la determinazione di salvare altri che come lei desideravano una famiglia una volta che la pace fosse stata consolidata o quella di chi invece aveva già un consorte e dei figli dai quali tornare.
Tsunade però sapeva che il suo tempo era ormai finito. Non aveva più amato nessuno dopo la morte di Dan, tutt'ora non c'era nessun uomo che le suscitasse una qualche emozione, fatta eccezione per Naruto che le provocava puntualmente una furia omicida e un'emicrania. Aveva cinquantaquattro anni compiuti, si avviava verso i cinquantacinque. Grazie alle sue arti mediche appariva più giovane e fisicamente era forse ancora in grado di sostenere una gravidanza, ma a quel punto della sua vita sarebbe stato sciocco da parte sua cercare un figlio. Da chi? E chi si sarebbe occupato di lui dato che lei era contemporaneamente insegnante di ninjutsu medici, medico e Hokage? Dove avrebbe mai trovato il tempo per essere anche una madre? Sapeva perfettamente di non avere più occasione. Se solo Dan fosse sopravvissuto a quella missione, era deciso che avrebbero pensato a sposarsi e a mettere su una famiglia. Quanto ne avevano parlato... Volevano mettere ai loro figli il nome del fratellino di lei e della sorellina di lui, entrambi morti in giovane età. Se fosse andata così Tsunade sarebbe stata una madre in quel momento, Dan probabilmente sarebbe stato vivo e i suoi figli sarebbero stati ormai adulti e maturi. Avrebbero avuto all'incirca l'età di Kakashi, forse qualche anno in più, o in meno. Non poteva sapere quanto tempo sarebbe passato dal matrimonio alla nascita del primo figlio.
Questi pensieri le facevano molto male. Molto più male di quanto chiunque avrebbe potuto credere. Dall'occhio sinistro una lacrima rotolò giù sulla guancia e la asciugò subito non appena sentì dei passi nel corridoio. A giudicare dalla cadenza del rumore doveva trattarsi proprio di...
-Tsunade no Baachan!!- strillò Naruto. -Hai una missione per me? Eh? Eh? Di che si tratta?-
-Non ti hanno insegnato a bussare, cretino?!-
Naruto incrociò le braccia ed esibì la sua miglior faccia irritata che lasciava presagire uno dei suoi sfoghi scoordinati su quelle che lui riteneva piccolezze, invece dopo una pausa silenziosa lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e la guardò con occhi un po' tristi.
-Scusa, Baachan.-
-Scuse accettate.- fece lei. -La tua è una missione diplomatica, stavolta. Mi devi accompagnare ad un festeggiamento nel paese dell'Arcobaleno. Si tratta di un'occasione mondana molto utile per mantenere i rapporti con i piccoli paesi e con gli alleati che dispongono di un villaggio ninja. Dovrai semplicemente comportarti bene e...-
Naruto sbuffò e dimostrò subito il suo scarso interesse per una missione in cui non avrebbe dovuto picchiare nessuno ma comportarsi in modo dignitoso facendo da lacchè alla vecchia Tsunade che andava a bere e divertirsi. Era ovvio che non afferrava quanto la presenza fosse importante per le pubbliche relazioni con gli altri paesi. L'unico modo che Naruto conosceva per comunicare era fare a botte. Tsunade capì subito che quella che aveva davanti era la persona meno adatta che ci fosse sul pianeta per un lavoro del genere. Emise un verso che somigliava ad un grugnito e sfidò apertamente lo sguardo di quel moccioso irrispettoso per diversi minuti.
-Cos'è quella faccia?-
-Perchè devo venire a vederti festeggiare per tre giorni? Ho cose migliori da fare!-
-No. Tu hai questo da fare. Devi fare le valigie e accompagnare me e Shizune.-
-Vecchia, io non ho...-
-Prova di nuovo a disobbedirmi, Naruto, e di caccerò dal villaggio a calci nel culo, ci siamo capiti?!-
Naruto la fissò con degli occhi grandi da bambino e aprì la bocca per protestare, ma la richiuse subito dando ascolto ad un ottimo consiglio della sua coscienza. Non era la prima volta che la chiamava Vecchia Tsunade o Nonna Tsunade, ma questa era la prima volta che riceveva in cambio una minaccia così grande e così seria. Aveva imparato che bisognava temere quella donna più quando sembrava calma e fredda piuttosto che quando si scaldava e iniziava a sbraitare, e questo non era propriamente uno sbraitare. La sua minaccia era perfettamente fredda. Gelida. E quindi era una minaccia più che reale.
Mentre gli spiegava i dettagli del viaggio, di come doveva comportarsi e cosa non doveva assolutamente fare preferì ascoltare con lo sguardo basso. Pensò con vergogna che sembrava un cagnolino con le orecchie basse e la coda fra le gambe davanti al padrone che gli ripeteva di non dormire sul divano. Non seppe quanto era rimasta a parlare e quanto lui ad ascoltare fissandosi le scarpe, sentendosi per la prima volta un sassolino minuscolo sulla strada, sovrastato dal viso di Tsunade scolpito nella montagna. Avvertì solo in quel momento l'enorme abisso che li separava e quando finalmente fu congedato con tempo utile per prepararsi fino alle sette, corse fuori senza guardarla in faccia.

Naruto non aveva nessun vestito decente per un'occasione mondana e quindi fare i bagagli gli prese pochissimo tempo. Si chiese cosa fare nel tempo rimanente fino alle sette. Non si poteva allenare dato che si era appena fatto un bagno e vestito con l'unica tuta pulita che avesse a disposizione e non aveva voglia di stare un po' di tempo con qualcuno. Raggomitolato sul letto, guardò dalla finestra la bella giornata primaverile, anche se un po' nuvolosa. Vide Shikamaru salire flemmaticamente le scale per raggiungere il suo posto speciale, il luogo dove amava stendersi a guardare le nuvole. Lo guardò sparire sul tetto dove non poteva più vederlo. Si sarebbe divertito quel giorno, con tutte quelle stupende nuvolone pannose.
Dopo una ventina di minuti dove anche lui fissò alternativamente il cielo e la città, vide la sua compagna di squadra, Sakura, camminare per la strada sottostante, stranamente in compagnia di Sasuke. Naruto ebbe la brutta sensazione di uno svuotamento. Si sentiva un guscio vuoto in quel momento. Quando i due si voltarono verso la finestra e alzarono il braccio per salutarlo, lui fece un cenno e si allontanò dalla finestra, rifugiandosi nel bagno. Si sedette sulla tazza e si mise le mani fra i capelli. Per la prima volta nella vita, dai tempi dell'accademia quando persino una trasformazione era troppo difficile per lui, si sentì uno stupido e un peso inutile per tutti.
Nessuno dei suoi amici era patetico quanto lui. No, nemmeno uno. Ne era sicuro. Tutti erano molto intelligenti, a partire da Shikamaru, continuando con Sakura e finendo con Neji, per citare alcuni esempi. Si era sempre ritenuto un ottimo ninja. Aveva davvero creduto di essere migliore di altri, ma l'unico ad avere avuto ragione era sempre stato Sasuke, a dirgli di non montarsi la testa, a sostenere che loro due non erano sullo stesso livello. Non lo erano affatto: Naruto realizzò di essergli vergognosamente inferiore. Realizzò di essere inferiore a tutti, in realtà. Prese in esame ad esempio le ragazze ninja, che erano solitamente gli elementi meno forti dei rispettivi gruppi e si rese conto che Sakura per causa sua era l'eccezione. Ten Ten aveva una mira migliore della sua, anche nei colpi multipli, aveva forza fisica per essere una donna e un'invidiabile padronanza delle armi da combattimento. Ino non aveva un taijutsu forte come il suo, ma le sue tecniche del capovolgimento lo avrebbero sconfitto senza alcuna difficoltà. Hinata era psicologicamente debole perchè poco sicura di sè, ma una volta che il loro destino era stato nelle sue mani era riuscita a dimostrare una forza d'animo e una tecnica di un livello che le era sempre parso irrangiungibile. Il solo menzionare nel pensiero la ragazza del villaggio della Sabbia, Temari, gli fece venire la pelle d'oca. Trovarsi di fronte un avversario come la sorella di Gaara significava per lui la morte praticamente certa.
Era inutile che cercasse di convincersi di essere il migliore. Era il peggiore e doveva accettare l'idea. Il suo carattere scontroso e maleducato portava molte persone a non fidarsi minimamente di lui, era distratto, superficiale, stupido e inaffidabile. Sentirsi definire così da se stesso con quella serietà gli fece male, ma non poteva evitare il problema per sempre.
Aveva appreso la tecnica superiore della moltiplicazione del corpo, una tecnica difficile che consumava molto chakra e che lui riusciva ad usare in modo molto limitato, cosicchè sprecava chakra per innumerevoli copie che non erano affatto coordinate fra di loro. Non molto tempo prima aveva perfezionato la tecnica del Quarto Hokage, il Rasengan, a tempo record rispetto al tempo che il ninja aveva impiegato per crearla, tuttavia una singola tecnica non fa di un ninja qualunque un Hokage o un uomo di valore. Purtroppo. Non riusciva a fare nulla degno di un guerriero della foglia e se ne rendeva conto solo ora.
E Tsunade. Si chiese se ora comprendesse meglio il perchè del suo sguardo insofferente ogni volta che entrava nel suo ufficio e dovette confessarsi di averlo ormai capito. L'avere a che fare con un ragazzino irrispettoso e immeritevole che pretendeva di diventare Hokage restando uno stupido maleducato doveva essere davvero irritante per una persona brillante di capacità e intelligenza come lo era lei.
-Cosa dovrei fare?- si domandò nel bagno buio. -Cosa dovrei fare?-
Naruto lo sapeva. Lo sapeva benissimo. Riusciva almeno a capire cosa gli mancava e sapeva che era necessario. Se non voleva rinunciare per sempre ai suoi sogni, se non voleva che tutta la strada percorsa fosse stata inutile, se non voleva ritornare indietro e cambiare la sua strada, sapeva che cosa doveva fare. La domanda inquietante che gli girava nella testa però era... sarebbe più saggio cambiare la mia strada oppure continuare questa?

Il giorno seguente via nave Tsunade, Shizune e Naruto raggiunsero il palazzo del Re Mizuchi Odori. Già da lontano si vedeva che era straordinario, unico nel suo genere. Sotto il sole brillava dei sette colori e proiettava un perenne arcobaleno che incoronava tutta l'isola principale dell'arcipelago. Da vicino era ancora più splendido, circondato da un enorme parco nel quale serpeggiavano sentieri di sassolini argentei, invaso di alberi da frutta ricchi di fiori e piante colorate disposti ordinatamente. Una gigantesca fontana di marmo bianco scintillava sotto il sole, spruzzando zampilli a ritmo che sembravano danzare. Naruto guardò affascinato le statue scolpite nel marmo. Riconobbe una stupenda ragazza angelo con le braccia protese in alto, due fanciulle più piccole che suonavano una l'arpa e l'altra il flauto, un uomo che impugnava una spada puntata fra i suoi piedi e un cherubino alato che puntava in cielo la sua freccia dalla quale sputava lo zampillo più alto, il tutto decorato di rami e foglie di vite e fiori posizionati sopra a quelli scolpiti.
All'interno del palazzo era tutto altrettanto magnifico. I corridoi erano ornati di colonne, volte arricchite di finiture dorate e argentate, con quadri di splendide donne angelo o fate, affreschi che, gli spiegò Shizune, erano come un album fotografico della storia e delle leggende dell'arcipelago. Ovunque c'erano statue di marmo e pietra di cavalieri, elfi, angeli e fate. I lampadari accesi proiettavano arcobaleni sui soffitti come il palazzo faceva con l'intera isola. Naruto osservò che in ogni sala c'era almeno un dipinto, una statua e un lampadario enorme che creava i sette spettri della luce. Erano abbondanti anche i fiori che riprendevano i colori. Arrivarono in un corridoio davanti ad una porta chiusa. Avrebbero dovuto attendere che venisse presentata la Principessa Tsunade per poi entrare da una delle sette porte di accesso alla sala da ballo, di solito utilizzata come nuova sala del trono.
Il loro accompagnatore li abbandonò allontanandosi ma restando a portata di voce. Mentre Shizune sistemava nervosamente la gonna del vestito azzurro che le arrivava alle ginocchia, Naruto si pizzicava la microfibra dei boxer cercando inutilmente di allargarli. Si sentiva tremendamente a disagio, esattamente come la sorellona al suo fianco. Non si era mai vestito in una maniera simile. Indossava pantaloni neri che facevano completo con la giacca. Si strinse un po' la cintura e si passò il dito tra il collo e la camicia. Si sentiva soffocare.
-Vecchia, ma li hai comprati tu questi vestiti per me?-
-No. Ho detto alla madre di Kiba che era libera di comprarli per me.-
-E cosa faceva a sapere le misure?-
-Li ha provati su Kiba.-
-E allora perchè non sei andata con lui?!-
-Semplice, Kiba e Akamaru sono inseparabili. E si dà il caso che il Re del Paese dell'Arcobaleno sia allergico al pelo di molti animali, tra cui i cani. Quindi non potevo chiedere a Kiba di separarsi dal suo cagnolino.- concluse lei. -Ora aspetta qui.-
Naruto sbuffò mentre lei si allontanava. Rimase un po' a tormentare il collo della camicia e il nodo della cravatta. Sarebbe uscito pazzo da quel palazzo sontuoso, ne era sicuro. Si chiese se fosse stato meglio avere accanto un ragazzo che si toccava continuamente i vestiti per il disagio, risultando sgradevole agli occhi, oppure un ragazzo vestito un po' meno elegante ma che completasse l'opera risultando educato. Non seppe rispondersi. In fondo, se gli fosse concesso di mettersi comodo, Tsunade non avrebbe minacciato di dargli un calcio dove non batte il sole per strangolarlo con quella dannata cravatta. Si rassegnò dunque, e attese.
Ma l'attesa più lunga si rivelò quella del ritorno nella propria stanza. La giornata fu terribile. Si sentiva gli occhi puntati addosso in continuazione. Solo uno o due ninja lo conoscevano e bisbigliavano fra di loro convinti che Naruto non sapesse leggere il labiale e lo chiamavano Kyuubi, perchè conoscevano il mostro che dimorava in lui. Però ormai non gli faceva più effetto dopo un'intera vita e d'altra parte il loro interesse per il gossip li portò presto a commentare il matrimonio di due principi. Ma tutti gli altri lo fissarono per tutto il giorno, si schermavano il viso e la bocca, ridevano, commentavano, criticavano il "bambino biondo" che accompagnava la Principessa Tsunade e la giovane allieva Shizune. Fu costretto ad essere sincero riguardo alla propria vita e dovette ammettere di essere soltanto un Genin, di non fare parte di nessun clan importante del villaggio, di essere orfano e di non essere un ninja medico, né tantomeno apprendista. Alla fine della serata avrebbe voluto scoppiare a piangere. Non si era mai sentito tanto umiliato in vita sua senza poter reagire in qualche maniera. Se avesse proclamato che sarebbe diventato Hokage, avrebbe fatto ridere ancora di più quei ricchi snob e avrebbe coperto di ridicolo anche Tsunade e Shizune. Inoltre era l'unico ad essere molto giovane, escluso il figlio di un signore feudale e la figlia del re Mizuri Odori, ossia la piccola Mizuri Mai, di sette anni. La sua giovane età, combinata con la sua scarsa abilità ed esperienza di Ninja e il fatto che fosse orfano aveva portato tutti a sostenere che l'Hokage l'avesse portato con sè per pietà. E in un certo senso era giusto, lui non era stato scelto, era stato solo l'ultima e unica opzione che le era rimasta. Serviva soltanto a far ridere gli ospiti. Le sue accompagnatrici avevano trovato altri Ninja e Daimyo per le danze e le chiacchiere e lui era rimasto in un angolo della sala, a leggere le labbra di chi parlava di lui in quel modo, a tormentarsi per quei vestiti detestabili e senza toccare cibo nè bevande. Quando finalmente potè lasciarsi alle spalle quella folla e fu solo nella sua stanza, si ranicchiò vicino al letto dopo essersi spogliato, con la pura e sincera intenzione di piangere per l'umiliazione e la vergogna, ma Shizune non si era lasciata sfuggire i segni di tristezza e come una vera sorella maggiore era lì per consolarlo.
-Naruto kun?-
-Lasciami stare, sorellona... voglio dormire...-
-Dormire rannicchiato sul pavimento?- fece lei sedendosi sul letto. -Che cos'hai? Come mai sei stato così triste oggi?-
-Non ero triste. Solo annoiato.-
-Pensi veramente di potermi mentire così?-
Shizune aveva gli occhi dolci e pieni di tanta comprensione. Le bastarono poche dosate parole e qualche gesto affettuoso per convincere il suo "fratellino" a lasciarsi andare e raccontarle tutti i motivi della sua infelicità, al punto che scoppiò in lacrime. Non avrebbe mai avuto modo di dimostrare a quei palloni gonfiati di che pasta era fatto e per sempre avrebbero ricordato l'orfanello spaesato che giocava a fare il ninja accompagnando Tsunade sama ad una festa di gala. Shizune era sinceramente addolorata. Non poteva essere promosso di grado da un giorno ad un altro senza esame solo per farlo sentire meno inutile ad un ballo, non lo si poteva attribuire ad un clan se non gli apparteneva davvero, e l'unica cosa che poteva fare era farsi forza e stare a testa alta come sempre. La giovane donna gli accarezzò i capelli mentre singhiozzava sommessamente sulle sue gambe fino a che non si addormentò con il viso bagnato di lacrime.

Il giorno dopo Naruto non si sentiva affatto meglio. Aver pianto un po' e dormito non cambiava il fatto che si sentisse inadeguato e di troppo in quel palazzo. Dopo essersi lavato sommariamente per via del ritardo, iniziò a vestirsi. Odiava quei panni e pensò che li avrebbe bruciati appena tornato a Konoha. Tanto era certo che Kiba non li avrebbe mai voluti.
Subito dalla colazione si accorse che l'interesse per il patetico ragazzino di Tsunade non era scemato. Anzi, sembravano impazienti di vederlo di nuovo vestito in modo ridicolo che tentava di sembrare elegante per fare due risate. Dopo colazione era letteralmente furioso. Si era grandemente stufato di quegli snob maledetti. Non poteva prenderli fisicamente a pugni, ma lo schiaffo psicologico glielo avrebbe mollato a qualsiasi costo. Si assentò dalla sala per andare in bagno ma non ci andò mai. Si nascose in un angolo del corridoio guardandosi intorno. Non vide nessuno in giro, com'era prevedibile erano tutti nella sala da ballo che fungeva da sala del trono.
-Bene... ora vediamo che si può fare...-
Ci impiegò mezz'ora per trovare il giusto assetto tra eleganza e comodità, o almeno sperò di essere riuscito a raggiungerlo. Dubbioso, raggiunse la toilette e si specchiò. Sorrise e si ficcò le mani in tasca osservandosi. Era compiaciuto del proprio lavoro. Aveva iniziato con l'aprirsi la giacca e togliersi l'odiosa e impicciosa cravatta nera. Dopo essersi guardato sbottonò un altro bottone della camicia bianca lasciando intravedere una porzione più generosa della maglia a rete che indossava sempre sotto ogni vestito. Si tolse la camicia da sotto i pantaloni e rimediò alle piegoline. Si scrutò di nuovo, si avvicinò al lavabo e si bagnò le mani, passandole fra i capelli. Scosse vigorosamente la testa e si aggiustò qualche ciuffo. Il Naruto che vedeva nel riflesso era così diverso da quello che era sempre stato. Ma non poteva mentire a se stesso: era sì diverso, ma molto bello. Gli piaceva quello che vedeva anche se lo lasciava un po' disorientato.
Ora avrebbe potuto dimostrare a quella folla di idioti che giudicare qualcuno dall'aspetto poteva rivelarsi sbagliato, e molto. Mancava solo una cosa per completare l'opera, per dimostrare quello che non si sarebbe potuto vedere. Legò il laccio del ciondolo di Tsunade più corto intorno al collo, in modo che non si potesse non vederlo. In fondo, molto tempo fa, il Quinto Hokage aveva scommesso su di lui, sapendo che sarebbe diventato un grande uomo, un grande ninja, un grande Hokage. E tutti dovevano accorgersene e rimangiarsi le cattiverie del giorno prima. Sorrise ancora una volta al suo riflesso. Non era mai stato a pensarci, ma in quel momento si sentiva stupendo. Se pensava a quante volte aveva deliberatamente ignorato il suo aspetto, senza rendersi conto di cosa potesse essere se solo si fosse sistemato e curato un po' di più. Spostandosi un po' la frangia si chiese se Sasuke, che era sempre piaciuto a tutte le ragazze che incontrava, stesse ogni mattina a sistemarsi davanti allo specchio o se aveva l'ulteriore dono di non dover perdere tempo per essere bello. E si chiese se Sakura e tutte le altre ragazze non avrebbero potuto invaghirsi di lui se si fosse sempre presentato come era ora. Pensò che sì, avrebbero potuto farlo. Se fosse stato dieci minuti davanti allo specchio ogni mattina forse avrebbe potuto essere popolare come Sasuke.
-Ehi, vecchio mio, sei bellissimo!- disse a se stesso. -Adesso andiamo dagli stronzi snob!-
La differenza si vide subito. Quando cercò di rientrare nel salone c'era al portone una fila di pezzi grossi arrivati in giornata, come grossi pesci prelibati sulla bancarella del Re del paese dell'Arcobaleno. Molti si voltarono a guardarlo e stavolta non vide nessuno ridere. Con rinnovata fiducia scavalcò la fila di nobili e fece per entrare. Era già stato accettato come ospite grazie all'invito di Tsunade e non serviva ripresentarsi. Almeno così credeva. La guardia invece lo bloccò.
-Signore, non scavalchi la fila, per favore.-
"Signore?" pensò attonito Naruto. "Mi ha chiamato signore?" La cosa più curiosa era che quel pezzo d'uomo grande e grosso con la barba la sera prima era stato il primo a ridere di lui e di come cercava di alleviare la stretta della camicia e della cravatta. Provò un piacere intrinseco in quella situazione.
-Sono già venuto ieri, ho presentato il mio invito.-
-Può ripetermi il suo nome, signore?-
-Naruto Uzumaki.- disse con una vena di irritazione nella voce. Aveva tutte le intenzioni di tirarsela un pochino in quella situazione tanto appagante. -Sono l'accompagnatore della Principessa Tsunade e della sua allieva, Shizune san.-
L'uomo corpulento si passò la mano fra i capelli e si grattò la testa, come indeciso sul da farsi. Assunse un'espressione di imbarazzo e fece un inchino goffo, pregandolo sottovoce di scusarlo per il piccolo disguido e invitandolo a rientrare nella sala da ballo. Naruto lo ringraziò cordialmente e senza indugio spalancò il portone bianco. Era pronto ad affrontare gli altri squali.

Tsunade sedeva ancora una volta nel suo ufficio, sulla sua comoda poltrona girevole, guardando fuori dalla finestra. Era ritornata dal paese dell'Arcobaleno appena una settimana prima, dopo un soggiorno praticamente perfetto. Non aveva discusso con nessuno, avere tenuto buoni rapporti con le persone che conosceva già e intessuto nuove amicizie con quelli che non aveva avuto occasione di conoscere le volte precedenti, l'accoglienza era stata ottima, come ogni aspetto del soggiorno. Ma la cosa che la lasciava perplessa e che le aveva fatto più piacere era l'adattamento incredibile di Naruto alla situazione che gli si era creata intorno, un'atmosfera formale e altolocata che non gli era congeniale. Tuttavia dopo il primo giorno di assestamento aveva fatto del suo meglio intrattenendo tutte le persone che mostravano avere un interesse anche minimo di parlargli, specialmente le donne. Si era rivolto sempre educatamente a tutti, aveva incassato commenti anche pesanti con un sorriso e senza battere ciglio. Più di una volta aveva avuto il timore che qualcuno si fosse sostituito a lui; timore smentito da poche domande che gli avevano confermato senza possibilità d'errore la sua identità.
Da quando erano sbarcati nuovamente a casa non lo aveva più visto. Un'intera settimana senza alcuna missione e nemmeno una lamentela o un guaio che lo riguasse. Si chiese se per caso non si fosse ammalato, ma in tal caso l'avrebbe visto durante i suoi turni di visita in ospedale. Sorseggiò un sorso di sakè che assaporò con calma. Senza guai di mezzo non aveva nemmeno tanto lavoro d'ufficio da sbrigare, e aveva tempo e ancora tempo per pensare allo strano cambiamento di Naruto in occasione della missione passata.
In attesa. Questo era il suo stato mentale. Attendeva che Naruto smaltisse il terrore delle sue minacce praticamente infondate e tornasse il piccolo ragazzino immaturo e maleducato di prima, sporco, trasandato, ingenuo di sempre. Naruto. Il Naruto Uzumaki che aveva sempre conosciuto. Questo nuovo ragazzo aveva qualcosa di inquietante dietro quel sorriso e quegli occhi blu. Qualcosa, ma non sapeva cosa. Non era nemmeno sicura di volerlo sapere, di volerlo vedere. Ma non voleva aspettare, il silenzio del mattino che sostituiva da sette giorni le solite lamentele del piccolo inconsapevole figlio del Quarto Hokage la infastidiva più dei suoi strilli maleducati e irrispettosi.
-Shizune!-
La ragazza fece risuonare i suoi passi nella stanza accanto, nel corridoio e infine nell'ufficio, con discrezione. Tsunade si pentì di averla chiamata. Cosa le doveva dire adesso? Di chiamare Naruto Uzumaki nel suo ufficio senza motivo, senza nessuna missione da assegnare, solo per il bisogno di verificare che esistesse ancora e che non se lo fosse sognato? Si sentì enormemente stupida al solo pensiero. Fortunatamente per lei e il suo orgoglio, non si accorse di essere arrossita leggermente.
-Avete chiamato, signorina Tsunade?-
-Sì.- disse senza convinzione. -C'è qualche novità significativa?-
-Riguardo cosa?-
-Riguardo tutto... in generale. Mi sembra tutto troppo tranquillo.-
-No, Signorina, va tutto bene... almeno, per ora non ci sono problemi.-
-Mmh. Ho capito.-
Seguì un silenzio che per Tsunade pesava come un macigno. Si sentiva gli occhi indagatori di Shizune dietro la nuca con una sensazione sgradevole di formicolio. "Shizune, mi chiedevo come stesse Naruto. Ne sai qualcosa?". Si vergognava soltanto a pensare di porle una domanda simile. Se almeno ci fosse stato qualche piccolo guaio, qualche riferimento ad una persona a lui vicina per far finta che fosse stato un pensiero improvviso e non una domanda che la tormentava, quasi. Quasi?
In quel momento sentì bussare timidamente alla porta e si riscosse dai pensieri, finalmente, sperando di avere un lungo momento di tregua. Girò sulla sedia poggiando i gomiti sulla scrivania e invitò il visitatore ad entrare. Prese la scheda di rapporto che era abitudine compilare con la sua firma e un ricalco del rapporto di missione del ninja che l'aveva completata. Inserì la data e l'orario convinta di mettere in archivio il rapporto della missione di Hinata e Shino entro i cinque minuti seguenti, e invece non c'erano i due componenti del team di Kurenai alla porta.
-Ti disturbo, Hime?- domandò Naruto sulla porta. -Sei occupata con le scartoffie?-
-N-non particolarmente.-
Si sorprese di sentirsi balbettare così per lo stupore di ritrovarsi Naruto davanti dopo che aveva praticamente tentato di evocarlo con il pensiero per tre giorni. O forse era il modo in cui l'aveva chiamata che l'aveva sbalordita? Tsunade Hime, la principessa Tsunade, era un nome che ormai usavano ben pochi e quasi tutte le persone in questione erano ammiratori delle sue arti mediche e ninja che l'avevano conosciuta da giovane sui campi di battaglia. Depositò il pennello e mise da parte la scheda missione inutilizzata e intrecciò le dita, posando gli occhi in quelli blu del giovane ninja. Era pronta, con solo l'ombra di un sorriso, al ritorno alle sue stupide sfuriate. Sicuramente era arrivato con quel tono tranquillo per vedere di che umore fosse per poi scoppiare in strilli una volta visto che era calma. Si sbagliava.
-Sono andato a fare spese oggi e per caso ho vinto una confezione di torrone al cioccolato... siccome so che ti piace te l'ho portato.- disse lui poggiando la scatola sulla scrivania. -Per caso c'è qualche missione per me?-
-No, nessuna, perchè?-
-Beh, quando sono entrato mi sembrava che mi stessi aspettando. Pensavo che forse avevi mandato qualcuno a prendermi perchè c'era qualcosa per me...-
-No, io...- fece lei cercando di imporsi di rilassarsi. -Grazie per il torrone. E' un pensiero gentile.-
-Di niente...-
Il sorriso di Naruto si ritirò quasi del tutto e lui abbassò gli occhi. Sembrava deluso, forse per il fatto che non ci fosse uno straccio di missione per lui. Tsunade avrebbe voluto davvero avere qualcosa per lui, ma a parte il pulire delle stalle, strappare erbacce dai giardini e portare in giro cani o bambini non aveva nulla che non fosse già stato assegnato.
-Immagino ti stia annoiando a non fare nulla... se vuoi posso aggiungerti a Kiba e Akamaru per...-
-Oh, no, non importa, davvero. Se non sono utile in questo momento, non fa niente... vorrà dire che avrò un po' di tempo per studiare quei libri che ho sempre evitato, no?-
Sorrise di nuovo e scostò un ciuffo di capelli biondi dagli occhi. Si girò per andarsene ed entrò di corsa Gai, travolgendolo letteralmente. Naruto finì per terra e il suo zaino, rimasto con la cerniera aperta dopo che ne aveva estratto il torrone di cioccolato, si svuotò sul pavimento. Tsunade e Shizune furono sbalordite di vedere che conteneva esclusivamente libri e un quaderno. L'Hokage fu certa che lo zaino di quel ragazzo non era così pieno di libri nemmeno quando andava all'accademia ninja e avrebbe desiderato che fosse meno veloce a rimetterli tutti dentro per poter vedere di che testi si trattava. Naruto scappò via dopo aver fatto un inchino e salutando frettolosamente. Tsunade compilò la scheda della missione di Gai utilizzando il foglio che aveva erroneamente preparato prima e lo mandò via libero da ulteriori missioni.
-Naruto è strano da quando siamo andati alla festa dell'Arcobaleno...-
-Signorina Tsunade, guardi!-
Tsunade prese il foglio che Shizune le stava passando e lo fissò sbigottita. Non poteva sbagliarsi: erano appunti sul sistema nervoso, sintetici ma completi, trascritti da una mano che scriveva disordinato come se non fosse abituata ad essere adoperata spesso su un foglio di carta. Una parentesi a inchiostro rosso diceva di prestare attenzione a diminuire il chakra al minimo quando si operava vicino ai nervi principali e nelle vicinanze del cervello. Non c'erano dubbi, dovevano essere gli appunti di uno studente di arti mediche.
-Da quando scrivi così male, Shizune?-
-Non l'ho scritto io, signorina, è uscito dal quaderno di Naruto kun!-
-C-cosa hai detto?! Dal quaderno di Naruto?!-
-Sì, è caduto fuori dallo zaino e ha perso dei fogli... ne ho trovati altri...-
-Cosa si è messo in testa quel ragazzo?!-
-Forse... forse vorrebbe provare ad imparare le arti mediche...-
-Appunto!- tuonò lei. -Dovrebbe saperlo di non essere assolutamente in grado di farlo! Non ha le capacità intellettive per ricordare tutti i principi e i funzionamenti di un corpo umano e non ha il controllo del chakra che servirebbe!-
-Avete ragione, signorina. Naruto kun è molto cambiato.-
Seguì un momento di silenzio in cui l'unico rumore era quello del vento che portava con sè l'eco delle voci delle persone per la strada. Tsunade era sconvolta. Come poteva quel Naruto così impulsivo e maleducato trasformarsi nel giro di due settimane in un ragazzo educato, ragionevole, gentile e studioso, oltre che così curato? Aveva notato l'insolita cura con cui si era vestito e il gesto con cui si era spostato i capelli pettinati. Inoltre aveva addosso un profumo, le sue note di fondo erano ancora nell'aria. Non l'odore di uno shampoo o di un bagnoschiuma, ma un profumo vero e proprio, un profumo intenso da uomo. Tsunade vedeva quasi un pericolo in quel cambiamento così repentino e voleva andare a fondo stavolta. E l'avrebbe fatto subito.

Dopo dieci minuti Tsunade camminava su e giù per la stanza pensando a quale tattica di interrogatorio sarebbe stata la migliore per ottenere le risposte che cercava dal nuovo Naruto. Lui era seduto sulla sua sedia girevole, dritto, con le gambe piegate leggermente divaricate, con le braccia serrate intorno allo zaino a contenuto -così pensava almeno- segreto. Gli occhi blu oscillavano per la stanza seguendo le labbra serrate di Tsunade colorate di rosso. Non restava nulla del turbamento che una simile situazione avrebbe provocato in quel ragazzino che esisteva al suo posto quindici giorni prima. Shizune restava immobile, guardando prima l'uno e poi l'altra, quasi temendo il momento in cui il silenzio si sarebbe infranto. E questo successe subito.
-Perchè mi hai richiamato e adesso mi tieni qui come un prigioniero?! Cosa ho fatto?!-
Tsunade fece ancora un passo e si fermò. Dopo qualche istante alzò gli occhi castani guardando il ninja seduto alla sua scrivania e smise di tormentarsi le labbra. Sollevò il braccio e indicò con il dito lo zaino che Naruto stringeva gelosamente fra le mani.
-Cos'hai lì dentro?-
-Cose mie!-
-Che genere di cose? Libri?-
-Sì, sono libri, e allora?- fece lui sulla difensiva. -Cosa c'è di male nell'avere dei libri?-
-Dove li hai presi?-
-Alcuni li ho comprati, altri sono della biblioteca. E allora?!- ripetè.
-Dai tuoi voti all'accademia e dal modo in cui scrivi avevo dedotto che i libri non ti piacessero proprio per niente. Di cosa parlano i libri che hai con te? Sono saggi oppure dei racconti?-
-Adesso basta, Tsunade no baachan!! Non sono affari tuoi!-
Lei non gli tolse gli occhi di dosso e tamburellò le dita sul proprio braccio riflettendo su cosa dire per evitare che si chiudesse completamente e continuasse a dirle qualcosa. Guardò con noncuranza fuori dalla finestra.
-Sono vietati ai minorenni?-
-Io non leggo quelle cose...- disse lui arrossendo leggermente sugli zigomi. -Sono dei libri di testo.-
-Posso vederli?-
-No! Ti ho detto anche troppo...!-
La donna sospirò puntandosi le mani sui fianchi. Non sapeva proprio che altro inventarsi per far parlare Naruto una volta per tutte. Lo osservò girare di mezzo giro sulla sedia e guardare fuori. Sbirciò Shizune con un'occhiata che non sembrava voler passare inosservata e allora lei capì. Per qualche motivo non voleva che la ragazza fosse presente al colloquio. Tsunade le fece cenno con la testa di lasciarli soli e lei, riluttante, obbedì, svanendo nel corridoio.
Aspettò qualche istante, il tempo che Naruto si girasse di nuovo verso di lei, le mostrasse uno sguardo da cagnolino bastonato e allentasse la stretta delle dita sullo zaino. Gli pose di nuovo la stessa domanda, più dolcemente, allungando la mano e questa volta ebbe una risposta.
Il ninja biondo si scostò il ciuffo dal viso come aveva fatto prima, con la stessa cura. Appoggiò lo zaino sulle ginocchia e lo aprì, tirando fuori una pila di libri che Tsunade non avrebbe neanche immaginato che potessero entrare tutti insieme in quella borsa. Si avvicinò al tavolo e guardò i titoli: Anatomia Semplice, Anatomia Medica, Controllo del Chakra, Ninjutsu medico moderno, Cura dei Danni da Genjutsu, Medicina Avanzata, un volume piuttosto forbito che aveva dato da studiare anche a Sakura; Chakra Curativo, Veleni e Antidoti, Esercizi di Ninjutsu Medico per Studenti. Erano tutti libri che conosceva bene, molti anche ben fatti, libri che ogni studente di arti mediche aveva letto. Ne approfittò per guardare il quaderno degli appunti di Naruto. Erano scritti un po' male e confusi i primi, ma andando avanti evidentemente aveva sviluppato la coscienza di come prendere appunti più veloci e la capacità di capire cosa fosse più importante scrivere. A giudicare dagli argomenti appuntati, Naruto stava leggendo Controllo del Chakra insieme ad Anatomia Medica. In effetti il primo trattava del flusso del chakra da controllare in modo particolare in alcuni punti delicati del corpo e lui, non sapendo l'anatomia a memoria, doveva consultare Anatomia medica per capire a quali apparati ed organi si riferissero le sue letture. Stranamente, con l'eccezione di Anatomia Semplice e Chakra Curativo, gli altri erano tutti libri che aveva letto Sakura. Si chiese se non glieli avesse consigliati lei.
-Ti stai interessando alle Arti Mediche? Come mai?-
Di nuovo quel gesto. Le dita della mano che spostavano il ciuffo biondo che incurante del tocco ritornava al suo posto sul viso. I suoi occhi vagarono per la stanza, prendendo tempo. La sua mente stava ponderando le parole, forse addirittura progettando una bugia. Ma Tsunade come parecchi ninja sapeva diverse cose sulla comunicazione del corpo e se avesse mentito se ne sarebbe accorta sicuramente. Quando lui parlò, però, non mentiva.
-Sakura chan ha imparato a memoria questi libri... lei è molto intelligente...- esordì tormentando la linguetta della cerniera. -Ho pensato che... se fossi riuscito a studiare anche io cose come queste, ogni altra cosa mi sarebbe sembrata facile... sarei riuscito a leggere un qualsiasi altro testo senza... senza sembrare un completo imbecille...-
-Perchè dovresti sembrare un imbecille?-
Forse le sue parole uscirono un po' artefatte, perchè le parve che Naruto la guardasse male. In effetti la sua sensazione era giusta, purtroppo lui non era molto intelligente e nemmeno portato per i lavori di mente e se tutti gli ripetevano che era un imbecille c'era un fondo di verità.
-Lo pensi anche tu che sono un idiota, Tsunade Hime...- commentò lui rattristato. -E qualunque cosa tu dica ora, so che mentirai per farmi sentire meglio. Forse non sono così imbecille. Ho capito di essere un grosso pezzo di stupido, dopotutto.-
Si alzò dalla sedia, raccolse tutti i suoi libri e iniziò a sistemarli nella borsa. Per qualche motivo non riuscì a rimetterli come erano originariamente e si ritrovò a tenere Anatomia Medica e Veleni e Antidoti in mano. Chiuse lo zaino mettendoselo in spalla e si avviò verso la porta con gli occhi bassi. Tsunade dovette ammettere che lui aveva ragione nel sentirsi un po' menomato rispetto a molti altri ninja, ma trovò comunque ammirevole il suo approccio a questa nuova consapevolezza, anche se era completamente sbagliato. Una persona poco portata per lo studio doveva cominciare da qualcosa di più semplice e aumentare la difficoltà con il tempo. Sforzarsi così tanto sulle Arti Mediche fin dal principio gli avrebbe creato solo emicrania e la sensazione ancora peggiore di essere un idiota che non arriva a capire le cose che sta studiando.
-Naruto, aspetta.-
-Che c'è?-
-Vieni qui. Voglio parlare con te delle arti mediche.-
Naruto la guardò perplesso e in faccia gli si leggeva il pensiero: "perchè dovrebbe voler parlare di arti mediche con un idiota come me, se non per dirmi che sono al di fuori della mia portata?"
-Attualmente non sei in grado di studiarle.-
-Sì. Bene. Grazie. Posso andare adesso?-
-No. Il tuo è un approccio sbagliato, Naruto. Stai affrettando le cose.-
-... Cosa vuoi dire?-
Tsunade sospirò e questo diede a Naruto l'impressione di essere penosamente stupido per non avere capito il concetto, come al solito. Tuttavia il suo sospiro aveva altra origine. Stava scegliendo la cosa giusta da fare. Forse avrebbe dovuto dirgli che non sarebbe probabilmente mai stato in grado di apprendere il minimo ninjutsu medico, che i suoi sforzi di essere al pari degli altri non potevano riuscire in quel modo, o forse avrebbe dovuto confortarlo dicendogli che con molto, molto impegno avrebbe potuto colmare le sue lacune e avvicinarsi agli altri suoi coetanei? Ovviamente questo era vero solo in parte. Avrebbe potuto se fosse stato incline ma fondamentalmente pigro, come lo era Shikamaru. Ma per quanto fosse giovane e volentieroso, per quanto allenamento celebrale potesse fare, non poteva diventare come Sakura, Shikamaru, Sasuke o Shino. Gli sarebbe sempre mancato qualcosa. Cosa sarebbe stato meglio dire a quel ragazzo che già soffriva tanto per la sua condizione di orfano, di reietto e di ninja senza capacità particolari?
-Tsunade Hime...- fece lui con un tono pacato. -Voglio che tu sia sincera. Non importa che... che possa far male... ma devi essere vera con me... quello che sto cercando di fare, qualunque cosa che io possa fare potrà servire a qualcosa? Può rendermi come gli altri, migliore di quello che sono ora, oppure sto seguendo un miraggio?- la sua voce si incrinò pericolosamente. -Dimmi la verità senza mezzi termini... anche se dovessi spezzarmi il cuore...-
Gli occhi di Tsunade incrociarono quelli di Naruto e si persero in un mare infinito di amarezza. Sapeva anche da solo che non sarebbe servito a niente, che tutto il suo impegno non poteva dargli quello che altri avevano di innato, il suo cervello non avrebbe potuto imparare adesso tutto quello che gli altri avevano imparato nell'infanzia quando ancora si poteva plasmare un ninja. Anche se avesse studiato ogni singolo giorno dall'alba al tramonto, per anni, non sarebbe mai riuscito a riflettere rapidamente ed efficacemente come lo faceva Sakura, così intelligente e colta di natura, oppure Sasuke, che aveva a suo favore una mente da vero shinobi. Sarebbe sempre rimasto dietro di loro. Lo sapeva e voleva da lei la conferma che non era solo il suo sconforto ad ingannarlo.
Tsunade intrecciò le mani così forte da far sbiancare le nocche. L'aveva conosciuto da non molto, questo bambino che venerava la figura dell'Hokage, che avrebbe dato la vita per essere il prossimo. Un ragazzino che così attivamente aveva ribattuto quando lei aveva offeso il Terzo e il Quarto, che con coraggio aveva affrontato la sfida impossibile di padroneggiare una tecnica complessa in una settimana per dimostrare che non avrebbe avuto niente di meno di un vero capo ninja. Era un ragazzo che aveva gli stessi sogni del piccolo fratellino di Tsunade, Nawaki, morto sul campo di battaglia in modo atroce per via del suo coraggio che sprofondava nell'incoscienza data la sua evidente inesperienza. Aveva lo stesso sogno dell'uomo che aveva amato, Dan, di proteggere il villaggio, proteggere i suoi amici e forse i suoi figli, un giorno, come fece suo padre prima di lui. E ora doveva distruggerlo? Con la sua verità doveva mandare in frantumi questo sogno, vanificare ogni sforzo di questo ragazzo... doveva... perchè lui le aveva espressamente chiesto di essere vera, anche al costo di spezzargli il cuore. E doveva essere così.
-No,- rispose lei. -Non ti servirà. Per quanto tu possa sforzarti, non sarai mai acuto e naturale come quelli che hanno un cervello affinato dalla nascita. Puoi imparare delle cose nuove, migliorare te stesso, ma non sarai mai al passo con gli altri. Sarai... sempre un passo indietro.-
Tsunade si sentì un mostro. Sul viso di Naruto comparve un sorriso, amaro come il veleno. I suoi pugni chiusi tremarono e alcune fugaci goccioline caddero sul pavimento come una fine pioggia. Ci volle qualche lungo istante prima che avesse la forza di alzare lo sguardo. Si asciugò gli occhi con la manica della tuta, ma prima che quella tornasse lungo il fianco il viso era più bagnato di prima. Naruto si morse il labbro tanto forte da far fuoriuscire il sangue che scivolò all'angolo della bocca. Purtroppo non gli bastò per frenare i singhiozzi che presero a scuotergli le spalle.
-E' inutile.... tutto... tutto quello che faccio... non potrà mai bastare...-
-Naruto... non devi prenderla così...-
-M-mi dispiace... mi comporto... ancora come un bambino, vero?- singhiozzò facendo un piccolo sorriso avvelenato come il suo cuore. -Non sono all'altezza... di essere un ninja... non lo sono mai stato...-
-Per favore, calmati adesso.-
-T-Tsunade Hime... hai altro... da chiedermi? P-perchè... vorrei andare a casa...-
"Vorrei andare a casa a decidere cosa fare della mia vita adesso che non ho più niente..."
-Sì. Ti chiedo di non fare sciocchezze. Quando ti sarai calmato, ritorna da me. Ho altro da dirti, ma in questo momento di confusione e sconforto non riusciresti ad ascoltarmi con la dovuta attenzione. Quindi vai a casa, ora, fatti un bagno, mangiati una bella ciotola di ramen e torna qui.-
Naruto annuì senza riuscire a dire una parola e se ne andò camminando lentamente e tirando su col naso. Era evidente che sentiva di essere arrivato alla fine di una strada che gli sembrava un viale alberato dritto verso il suo sogno e che invece era solo un viottolo buio e scuro che terminava all'improvviso con un muro che lui non poteva scalare nè distruggere. Ma la realtà non era questa, non era così tragica. E' vero che come intelletto non poteva superare gli altri, ma combinando un miglioramento delle sue facoltà intellettive e tecniche più potenti poteva raggiungere benissimo i suoi colleghi ninja, in virtù della sua determinazione, forza fisica e riserva di chakra. Se glielo avesse detto ora non avrebbe ascoltato, credendo che fosse solo un goffo tentativo di farlo sentire meglio. Probabilmente aveva frainteso la risposta di Tsunade. Lei aveva detto che il suo allenamento celebrale non sarebbe bastato a fare di lui il miglior ninja, ma non era riuscita a terminare il suo discorso. Ma andava tutto bene. Presto sarebbe tornato, avrebbe capito, avrebbe sorriso nell'uscire da quell'ufficio.

-Naruto, che ti prende? Sei triste oggi. Non hai nemmeno finito la tua ciotola di ramen.-
Naruto sollevò lentamente il viso e guardò il vecchio cuoco del chiosco di ramen che lo fissava con quei suoi occhietti piccoli ridotti a fessure dalle palpebre cadenti. Sembrava un po' preoccupato. In fondo Naruto era sempre allegro mangiando il suo ramen, faceva sempre dei complimenti, e quasi sempre chiedeva il bis e un'aggiunta di uova sode. Invece quel giorno aveva salutato con un debole "ciao", si era seduto tristemente sullo sgabello e aveva chiesto un ramen col riso. Naruto sapeva di essere sottotono, distrutto dalla verità di Tsunade, ma non riusciva a reagire. Ogni volta che riceveva una batosta si diceva "è così che si comporta un Hokage? Reagisci!". Ma nessuno avrebbe mai detto ad un Hokage che sarebbe sempre stato un passo indietro rispetto a tutti gli altri, che non era all'altezza di essere un bravo ninja. E aveva capito per la prima volta che non sarebbe mai diventato Hokage. E non sapere più cosa fare. Era vissuto da sempre con questo sogno, con l'obiettivo di renderlo una realtà sempre più vicina, e invece non sarebbe mai riuscito a realizzarlo, a perseguirlo. Che tristezza che si sentiva dentro. Si sentiva come se la sua vita fosse stata completamente inutile e dovesse rinascere dalle sue ceneri come l'Araba Fenice.
-Il mio ramen non è più di tuo gradimento?-
-Oh... no... no, affatto... è buonissimo... il miglior ramen del mondo!-
Si sforzò di finire il ramen con il sorriso sulle labbra per non offendere il vecchio cuoco che lo conosceva da sempre, che lui quasi poteva considerare un nonno adottivo. Fece ancora un paio di complimenti e questo bastò a rincuorare il vecchio che si dedicò alla preparazione di due ramen con miso da recapitare a domicilio. Osservò soprapensiero la figlia del cuoco, Ayame, prendere i due piatti dentro uno scaldavivande e partire per la consegna, ma ebbe la scintilla. Poteva essere un nuovo inizio...
-Ehi, signore... signore?-
-Che c'è? Vuoi il bis?-
-No, io... mi chiedevo... lei prenderebbe un apprendista a lavorare qui?-
-Un apprendista, eh?-
Il vecchio si grattò il mento assorto nelle sue considerazioni. Naruto non gli staccò gli occhi di dosso per tutti i due minuti che restò lì a riflettere sulla proposta. Il vecchio era certamente propenso, dato che annuiva spesso ai propri pensieri. In fondo avrebbe potuto fare le consegne al posto di sua figlia, che aveva sempre apprensione a mandare in giro da sola, specialmente la sera. Invece Naruto non avrebbe corso nessun rischio e avrebbe fatto più in fretta di lei, risparmiandogli la fatica.
-Non ho mai avuto un apprendista, ma immagino che sarebbe una buona idea.- esordì il vecchio. -Potrebbe fare le consegne, fare le pulizie... e magari un giorno potrei decidere di insegnargli la ricetta del mio ramen...-
-Allora prenderebbe me? Mi prenderebbe?-
Il vecchio guardò Naruto saltare in piedi e scoppò a ridere. Gli rispose che lui non aveva alcun problema ad assumere lui come apprendista, anzi, avrebbe avuto piacere un giorno di insegnargli la ricetta del suo ramen, di cui era il più grande adoratore del mondo. Lo informò sugli orari di lavoro, sul ruolo che lui avrebbe avuto inizialmente, forse avrebbe potuto trovarlo noioso, o faticoso, ma non doveva mollare a nessun costo. Naruto era felice di aver trovato qualcosa da fare ora che non era più un ninja della foglia, un lavoro che gli pagava da mangiare e che l'avrebbe tenuto occupato intanto che rifletteva sul da farsi. Non era neanche da escludere che potesse rivelarsi la scelta definitiva. In fondo, se c'era qualcos'altro che amava fare oltre essere un ninja, amava il ramen. Ringraziò il vecchio e lo salutò chiamandolo maestro, prima di correre all'ufficio dell'Hokage. Prima di cominciare doveva tornare da Tsunade ad ascoltare ciò che voleva dirgli e poi avrebbe cessato per sempre di essere un ninja.
-Ah, Naruto?-
-Sì?-
-Porta questi due ramen al miso con te. Sono stati ordinati da Tsunade Sama.-

Poco dopo Tsunade fissava Naruto, solare e sorridente, mentre mangiava il ramen sulla scrivania sgombra. Si chiese se davvero un ramen e un po' di relax avessero potuto risolvere il problema. Perplessa, risucchiò le tagliatelle dalla ciotola e meditò sul da farsi, o meglio, sul da dirsi. Se avesse cominciato con le parole sbagliate, lui si sarebbe convinto che era tutto un discorso di consolazione e non lo avrebbe sopportato. Ponderò per diversi minuti, mangiando, mentre Naruto restava a fissarla come imbalsamato. Appena si accorse di essere fissata in quel modo gli puntò le bacchette contro.
-Che hai da guardare?-
-Niente.- rispose lui sorridendo.
La donna emise un verso non definibile e dopo qualche istante di perplessità tornò al suo ramen. Terminò la ciotola lasciando come al solito due dita di minestra sul fondo e le radici di soia più piccole che non le piacevano. Mise da parte la ciotola e si versò un bicchierone d'acqua fresca, ovviamente per acqua fresca lei intendeva sakè, che sulla sua scrivania o nel suo cassetto non mancava mai. Ne bevve un gran sorso, ristoratore, dopo un piatto ricco e salato come il ramen al miso.
-Sei bellissima...-
Tsunade per poco non si strozzò con il sakè e dovette sputarlo fuori tutto per far sì che non accadesse. Shizune, che stava prendendo il piatto per rimetterlo nel portavivande di Ichiraku, lo lasciò cadere a terra, in parte per lo stupore di quell'affermazione e per la reazione ancora più esagerata dell'Hokage. Naruto aveva tutto il viso bagnato, ma lo asciugò con la manica senza lamentarsi, anzi, emise una risatina.
-Sputi sakè in faccia a tutti quelli che ti dicono che sei bella? Ecco perchè non ti sei mai sposata...-
-M-ma cosa ti salta in testa?!-
-I-io... non... ma che ho detto? Non ti ho mica offeso!-
-E' normale secondo te che un ragazzino faccia un apprezzamento ad una donna di quarant'anni più grande che oltratutto è il capo del suo villaggio e suo diretto superiore?!-
Naruto la guardò un po' confuso.
-... Beh.... se lo pensa perchè non dovrebbe dirlo?-
-Sei pazzo o sei scemo?! Ci provi con una donna che potrebbe essere tua nonna?!-
-Oh, no, ti sbagli, Tsunade Hime!- disse lui scuotendo la testa in segno di diniego. -Era solo un commento spassionato... se avessi voluto provarci avrei detto, ad esempio, che sei molto sexy vestita così...-
-Naruto... taci... o ti spaccherò qualche osso...!-
-Sei suscettibile... a tutti fa piacere ricevere un complimento... perchè a te no?-
Tsunade dovette trattenersi. Non sopportava di sostenere una discussione simile con un ragazzino proprio davanti a Shizune oltretutto. Era la cosa più imbarazzante mai successa in cinquant'anni di memoria.
-Ah... ho capito... è che non apprezzi il complimento di un ragazzino, è così?- fece lui con il tono triste che aveva usato poche ore prima. -Scusami se ti ho messo in imbarazzo. Non lo farò mai più.-
La donna si calmò quasi istantaneamente e la rabbia di trasformò in incredulità. Per quanto Naruto fosse un ragazzino limitato mentalmente e particolarmente ottuso talvolta, si rivelava incredibilmente acuto a volte nel capire cosa le passasse per la testa, a lei, una donna, una donna matura, l'Hokage. A volte nemmeno le persone che le erano più vicine non sapevano capire e seguire il filo dei suoi pensieri e dei suoi desideri. E quel ragazzino invece...
Da quando lo conosceva era stato in grado di insegnarle un sacco di cose, era quasi morto per difenderla, e lei era quasi morta per difendere lui. C'era ormai una sorta di legame fra di loro che li teneva uniti. Un legame molto potente. La differenza di esperienza, di stile, di sesso, di età e di vita non bastavano a spezzarlo o a logorarlo. Era come un legame di sangue, del sangue che Naruto aveva versato per lei e che lei aveva versato per lui.
-Non mi hai messo in imbarazzo. Beh, solo un po'. Scusa, noi donne vecchie siamo un po' irritabili a volte. Ti ringrazio comunque per il tuo... come lo hai chiamato? Commento spassionato. Positivo, oltretutto.-
-Ma Hime, non è da te definirti vecchia... non sei mica vecchia... Sei ancora bella e sicuramente lo saresti anche senza quelle strane arti che usi per sembrare più giovane... Ho ragione o no, eh, Shizune-neechan?-
-B-beh... io.... io...-
-Fa' finta che Shizune non ci sia, Naruto.- la interruppe Tsunade. -Dobbiamo parlare io e te, adesso.-
-Uhm? Parlare di cosa?-
-Arti mediche...- disse lei. -Forse non è così impossibile impararle per te.-
-Non devi addolcirmi la pillola...-
-Non sono il tipo che fa queste cose e lo sai.- insistè Tsunade. -Ascolta. Le arti mediche richiedono controllo, moderazione, attenzione, memoria, ottime basi e molto studio. Puoi riuscire a sviluppare queste capacità.-
-Io non credo... insomma... non sono mai stato bravo a studiare... non so nemmeno controllare il chakra tanto bene... io non credo che ci siano speranze per me... e poi ho deciso di lasciare il lavoro di ninja... fra due giorni inizierò a lavorare al chiosco di Ichiraku come apprendista...-
-Naruto, vuoi davvero smettere di essere un ninja? Tu che hai la volpe a nove code dentro di te? Tu che sei l'unico figlio del Quarto Hokage? Tu che mi hai sempre detto che il tuo sogno è divenire Hokage dopo di me e che saresti stato il più forte e il più famoso? Tu che hai affrontato la morte più volte in nome del tuo sogno?-
-Io non posso essere Hokage. O meglio, potrei esserlo, ma se lo diventassi, per Konoha sarebbe un disastro...-
-E perchè?-
-Tsunade Hime... io sono un idiota... agirei sempre d'impulso senza riflettere... il mio temperamento farà delle vittime... prima una, poi un team di tre, poi un gruppo di neo diplomati, e prima o poi combinerò un disastro che distruggerà il mio paese... non voglio che questo succeda...-
-Già il fatto che tu sia arrivato a queste conclusioni non ti pare che sia un miglioramento?-
-Eh?-
-Hai appena ammesso i tuoi difetti e capito che un Hokage non può essere così. E' il primo passo per cambiare e andare sempre più vicino ad essere il più grande dei capi ninja.-
Naruto distolse lo sguardo e riflettè, con un'espressione esitante sul viso. Aveva perso tutta la sua sfrontatezza, tutti quegli aspetti caratteriali che facevano di lui il ragazzino ottuso e infantile che era precedentemente. Sembrava aver scavato dentro di sè, trovando i motivi per dubitare di se stesso, e questo da una parte era un bene, perchè se non lo avesse fatto non sarebbe mai diventato migliore. D'altra parte, però, questi motivi gli avevano dato modo di ritenersi inadatto a realizzare un sogno così ambizioso. Ora quello stupido ragazzino che strillava, veniva facilmente alle mani e riteneva che ogni sogno fosse realizzabile era diventato un giovane uomo che conosceva le sue debolezze e osservava il mondo degli uomini con occhi nuovi. In un certo senso, anche con occhi sfiduciosi. Il cambiamento di Naruto in così breve tempo dava da pensare e Tsunade se ne prendeva merito e responsabilità. Era accaduto quando aveva dovuto confrontarsi in pochi giorni con tante personalità importanti che lo sovrastavano come montagne. Era allora che era sbocciato un nuovo fiore, più alto, più bello, più forte. Ma ora che si affacciava l'inverno, cominciava ad indebolirsi. Aveva il dovere di renderlo abbastanza forte da resistere alla più gelida notte.
-Naruto...-
Tsunade si alzò avvicinandosi a lui oltre la scrivania e gli mise una mano sulla spalla.
-So che ti senti da meno di altri tuoi coetanei... ma non ne hai motivo...-
-Certo che ne ho... guarda Sasuke... lui è così forte... non potrei mai essere migliore di lui...-
-Pensi che Sasuke avesse potuto essere un ambasciatore migliore di te, nel Paese dell'Arcobaleno?-
-Sì... lui avrebbe saputo perfettamente cosa fare... e non si sarebbe reso ridicolo come ho fatto io...-
-NO!- tuonò Tsunade sbattendo la mano sulla scrivania. -Sbagliato!-
Naruto la guardò perplesso e lei tornò a sedersi sulla sua poltrona.
-Sasuke Uchiha non avrebbe saputo intessere relazioni internazionali. Perchè lui se ne sarebbe rimasto appartato tutto il tempo in qualche angolo, se gli avessi presentato qualcuno lui avrebbe salutato con freddezza e sarebbe ritornato dov'era. Tu invece sei riuscito a fare colpo su tutti, proprio perchè il primo giorno eri totalmente fuori posto, e in seguito ti sei adattato. Hai dialogato con tutti, hai fatto bella impressione su tutti quelli che ti ho presentato. Anche per merito tuo, la missione di ambasciatori è andata benissimo.-
-Hime... io...-
-Non puoi ribattermi per nessun motivo, perchè ho detto soltanto cose vere. Quindi stai zitto e ascolta, non ho ancora finito di parlare.- bevve un sorso di sakè. -Se vuoi lavorare da Ichiraku, sei libero di farlo, ma tieni a mente che fra due mesi andrò nel paese dei fiori per una missione simile a quella del paese dell'Arcobaleno. Come la volta scorsa, porterò con me Shizune e anche te. Quindi sappi che ci dovrai essere.-
-...Grazie... Tsunade Hime...-
Tsunade tese un piccolo sorriso.
-Ci vediamo fra due mesi, Naruto. Fammi sapere se cambi idea sulle arti mediche.-
Quando Naruto uscì all'aria aperta si sentì vivo. Si sentì forte, pieno di energia, traboccante di entusiasmo. Le parole di Tsunade lo avevano quasi fatto rinascere. Si sentiva come una volta, in grado di raggiungere qualunque obiettivo si ponesse davanti agli occhi oppure molto più lontano. Si sarebbe preso una vacanza lavorando da Ichiraku in attesa della missione da ambasciatori che avrebbe segnato il suo ritorno nel mondo ninja. Sarebbe stato perfetto anche questa volta come nel paese dell'Arcobaleno, e anche meglio.

"Che serata," pensò affaticato il cuoco di Ichiraku Ramen. "Non terminavo le scorte di tagliatelle da molti anni..."
Guardò nel retro del negozio e vide che non aveva più farina per altre porzioni di tagliatelle oltre a quelle che erano rimaste, ossia un paio di porzioni abbondanti. Mancavano ancora due ore prima dell'ora di chiusura, ma non poteva fare altro che anticiparla.
-Naruto, fai sedere l'ultimo cliente e chiudi!-
-Perchè, vecchio?-
-Siamo rimasti senza tagliatelle. Chiudiamo presto. E poi domani andrai via presto, no?-
-Okay!-
Nella frenesia del lavoro se ne era dimenticato, ma il grande giorno era arrivato. Il giorno seguente sarebbe partito con Tsunade e Shizune alla volta del Paese della Rugiada, un piccolo paese sul confine tra il Paese dell'Erba, quello della Pioggia e il Paese del Fuoco. In quel paese si sarebbe fondato un piccolo villaggio shinobi e Tsunade in quanto capo del villaggio ninja più grande del mondo avrebbe dovuto patrocinare la nascita del nuovo villaggio per ottenerne l'alleanza e un ponte favorevole per i paesi non alleati della Pioggia, dell'Erba e oltre nel Paese della Terra. Era certo che sarebbe andato tutto alla grande.
-Ultimo cliente!- annunciò al gruppo di persone fuori dal chiosco. -Spiacente, abbiamo finito le tagliatelle!-
L'uomo che stava mangiando al banco terminò il ramen e pagò, andandosene senza rispondere al saluto di Naruto. Al suo posto entrò Tsunade seguita da Sakura. Si sedettero e Naruto abbassò la tendina, che stava ad indicare che il servizio era finito e che le due ospiti erano le ultime clienti.
-Benvenute, signorine, cosa posso fare per voi?-
-Naruto?- fece Sakura perplessa. -Da quando lavori qui?-
-Un paio di mesi, quasi.-
-Ma io non ti ho mai visto!-
-Di solito sto dietro!- disse lui indicando il retro bottega. -Preparo le verdure, lavo i piatti e i bicchieri, metto a fermentare le radici o le foglie quando ne abbiamo... cose così. Oggi sono al banco perchè non c'è Ayame.-
-Razza di stupido! Perchè non me lo hai detto?!-
-S-scusa... non... pensavo di interessasse...-
Sakura mise il broncio per qualche secondo e poi rise.
-Ti dona la divisa da cuoco...-
-Che fai, sfotti?-
-No.- fece un sorriso. -E' vero...-
-Comunque io ho fame... un ramen con germogli di soia, miso e uova...-
-E per te, Sakura chan?-
-Un ramen con la soia.-
Tsunade sorrise impercettibilmente. Sakura l'aveva stressata tutti i giorni da quando aveva saputo che Naruto aveva deciso di ritirarsi dalla vita di ninja, le aveva persino urlato contro per sapere dove fosse finito e che cosa gli avesse detto per averlo portato a lasciare. Vedeva un legame forte fra quei due ragazzi, e ora che si guardavano negli occhi quel filo diventava luminoso. Conosceva lui, conosceva lei, e pensava che sarebbero stati una coppia perfetta, si somigliavano nell'anima e si differenziavano per tutto il resto. Si incastravano come pezzi di un puzzle.
-Naruto, sei pronto per domani?-
-Eh? Ah, sì... ho i bagagli pronti da una settimana...-
-Si parte presto. Alle sei.-
-Sarò puntuale.-
-Non ne dubito. Da quando siamo andati al Paese dell'Arcobaleno non sei più stato in ritardo di un minuto.-
-Sono diventato un bravo ragazzo, dì la verità, Hime!-
-Sono la prima a gioirne, te lo assicuro... a chi spaccavi le orecchie ogni mattina, prima?-
Naruto rise ricordando quei "vecchi tempi" che tanto vecchi non erano. Non erano passati più di due mesi, nemmeno due mesi e mezzo. Tre mesi prima era un ragazzino irrispettoso, arrogante, presuntuoso, stupido e ridicolo, poco curato e che se ne fregava, che poteva cambiare il mondo, a sentire quello che diceva. E ora invece era un ragazzo a posto, con la testa a posto, che sapeva perfettamente cosa poteva fare e cosa no. La sua trasformazione aveva qualcosa di miracoloso e c'era qualcuno che ne era rimasto affascinato.
-Naruto! Datti una mossa o ti licenzio!-
-No, no, mi muovo!-

Il Paese della Rugiada era un posto incantevole. Era situato fra le colline erbose del paese dell'Erba e la pianura del paese della Pioggia, l'aria era fresca e il sole nel primo mattino faceva brillare la brina sui prati e sui fiori. Il viaggio sulla carrozza era piacevole, ma Naruto non guardò dal finestrino nemmeno una volta. Era perso nei suoi pensieri, nei ricordi della sera prima. Era così strano che gli sembrava di aver sognato, ma se era stato un sogno era stato il più bello. Dopo che Ichiraku aveva chiuso era tornato a casa a piedi, accompagnando Sakura la cui casa era sulla strada. Avevano parlato poco, perchè era veramente stanco, soltanto quando lei fu davanti a casa gli rivolse la parola.
-Grazie di avermi accompagnata a casa.-
-E' un piacere... in fondo è sulla strada.-
Sakura gli aveva sorriso dolcemente, aveva sceso i tre gradini della casa e gli aveva dato un bacio sulle labbra. Lì per lì si chiese se per caso non si fosse addormentato sulla strada di casa. Ma aveva pensato che non gli interessava minimamente. L'aveva abbracciata e si erano baciati di nuovo. Non sapeva quanto fosse passato, sicuramente troppo poco, e la finestra di casa si era illuminata.
-Sakura! Vieni dentro!- aveva sbottato la madre dalla finestra.
-... Seccatrice...- aveva sussurrato Sakura. -Beh... devo andare...-
-Sì... anch'io... buonanotte, Sakura chan...-
-Buonanotte... fai buon viaggio nel paese della Rugiada...-
-Grazie...-
-Grazie di cosa?-
Naruto si riscosse all'improvviso e notò il paesaggio per la prima volta. Si rese conto di essere già nel Paese della Rugiada. Si voltò verso Shizune. Era stata lei a parlare.
-Eh?-
-Hai detto grazie... di che parli?-
-Ah, dicevo... grazie di avermi scelto per questa missione...-
-Prego!- esclamò Tsunade ridacchiando.
Era stranamente allegra, di ottimo umore.
-Sei di buonumore, Hime?-
-Si vede?-
-Direi di sì.-
-E' vero. Sono di buon umore. Questa missione è di grande importanza per il nostro villaggio e le possibilità che fallisca sono praticamente nulle. In pratica, siamo in vacanza. Per questo sono allegra.-
-Tecnicamente cosa dovremmo fare?-
-Io farò un discorso e firmerò un accordo. Voi due guardate e applaudite. Semplice, vero?-
-Tsunade sama, forse state sottovalutando i pericoli della missione...-
-Ti preoccupi troppo, Shizune!-
Shizune non si preoccupava troppo, ma non lo avrebbero saputo prima del giorno seguente. Tranquilli e fiduciosi proseguirono verso il villaggio shinobi. Era veramente piccolo, ma l'architettura era apprezzabile, con le case dai tetti rotondi e bianchi come neve, le strade dritte e ordinate e un'accademia ninja in fase di completamento.
Al loro arrivo un gruppetto di giovani ninja li accolse con entusiasmo e una bambina chiese a Naruto un autografo.
-Peccato che non avesse dieci anni in più, vero, Naruto?-
-Peccato che tu non ne abbia quaranta di meno!-
-Che impertinente!-
Tsunade gli mollò uno schiaffo sulla nuca relativamente leggero e proseguì all'interno del palazzo del capo ninja della Rugiada. Se all'esterno era apprezzabile, dentro era misero e molte stanze erano ancora da finire. L'uomo baffuto che li accolse sembrava tutto fuorchè un capo ninja e si scusò per la precarietà della città e del loro alloggio, ma al momento tutto era in fase di costruzione. Mentre Tsunade discuteva con i capi della Rugiada, Naruto si ritrovò babysitter della figlioletta, ossia della stessa bambina che gli aveva chiesto un autografo. Per una curiosa coincidenza, si chiamava Tsunade anche lei, in onore del ninja medico che salvò in guerra il padre. Stette a parlare e giocare con lei per quasi tre ore e lei lo volle vicino quando Tsunade parlò alla folla del paese nascente, rinnovando il suo impegno alla protezione e alla lealtà al nuovo Villaggio della Rugiada. Alla fine del lungo cerimoniale, lei andò via con il padre prima che le due kunoichi della foglia lo raggiungessero.
-Bene... e la missione è conclusa! Andiamo a farci un bel sonno!-
-Hime, non vuoi andare a bere qualcosa?-
-Naruto, se provi a farmi un'altra avance di questo tipo ti apro la testa come un melone e spargerò la segatura ai quattro venti, ci siamo capiti bene?-
-Non era... non era un invito! Mi sembrava strano che tu non festeggiassi con del sakè...-
-Mi stai dando dell'alcolizzata?-
-No...!-
-Bene. Torniamo al nostro albergo. Spero almeno che abbiano un casinò...-
-Non sei alcolizzata, ma sei sempre una maniaca del gioco d'azzardo...-

Tsunade purtroppo non trovò alcun locale da gioco nel nascente paese della Rugiada e ripiegò con un'abbondante cena di piatti tipici, condivisa con i due compagni di viaggio. Nonostante non avesse potuto soddisfare alcuno dei suoi celebri vizi, sembrava di buon umore, rideva, faceva battute di spirito e sembrava davvero rinata rispetto ai tempi in cui il sorriso faticava ad incresparle le belle labbra. Fu forse quell'apparenza di felicità che fece abbassare la guardia a Shizune e Naruto, facendoli coricare entrambi senza pensieri, mentre Tsunade attendeva che il respiro rallentasse il ritmo per poi sgattaiolare via indisturbata.
E indisturbata sarebbe rimasta fino al mattino se Naruto non fosse stato svegliato dalle insistenti lamentele del suo apparato urinario che si rifiutava di continuare così tutta la notte. Di malavoglia si decise allora ad alzarsi, scalciando via la coperta che lo stava accaldando troppo e grattandosi ferocemente la gamba.
"Zanzare del cazzo..."
Intorpidito e barcollante arrivò fino alla stanza della toilette. Lasciò uscire un gemito forte di sollievo quando iniziò ad orinare e pensò fra sè e sè che aveva prodotto un verso piuttosto sconcio. Alzò le spalle come a rispondersi e quando uscì dal bagno Shizune gli si fiondò addosso con tanta prepotenza che per una frazione di secondo la scambiò per un nemico che lo attaccava.
-Naruto!-
-Eh.. che... co... ah... Shizune...-
-Tsunade sama dov'è?!-
Naruto ancora offuscato dal sonno cercò una maniera logica di collegare il proprio nome con quello dell'Hokage e capire perchè avrebbe dovuto sapere lui dove si trovava. Gli saltò alla mente il gemito di poco prima e per un riflesso automatico arrossì leggermente.
-Non stavo facendo...-
-Tsunade sama non è nel suo letto! Tu sai dov'è?-
-Co... è sparita?!-
Non aspettò una risposta e si lanciò di corsa in camera per vestirsi con furia. Dove si era cacciata Tsunade? Se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Era probabile che fosse solo andata a bere di nascosto o a cercare un posto dove giocare, ma se solo per ipotesi fosse successo qualcosa all'Hokage durante una missione semplicissima avrebbero dato ogni colpa a lui e alla sua incompetenza, sarebbe stata la fine di ogni rispetto che si era faticosamente guadagnato nella vita, la fine di qualsiasi futuro da ninja e la fine della sua storia con Sakura prima ancora che cominciasse...
"Maledetta Tsunade! Se mi fai prendere un colpo per un bicchiere di sakè ti prendo a cazzotti!"
E corse fuori a cercare il capo ninja di Konoha. Corse nella notte, più scura di quella del suo paese, per via della scarsa illuminazione della Rugiada. Più di una volta inciampò nelle strade sconnesse, in marciapiedi rialzati che non vedeva, in oggetti gettati a terra. Svoltando in un vicolo più stretto piombò a tutta velocità contro un oggetto che solo dopo identificò come un grande bidone dell'immondizia. Entrò come una scheggia in ogni locale illuminato che vedeva, che fosse un ristorante, un negozio, un bar, un chiosco. Alla fine spalancò la porta di un locale isolato in una strada vuota e buia e non riuscì a ripetere la perenne domanda "Ha visto una donna bionda...?": se l'avesse fatto sarebbe morto asfissiato. Le gambe gli tremavano per lo sforzo.
-Ehi, bambino, non puoi stare qui!- gli fece un uomo dalla bocca larga con la barba ispida.
-E'... un... un locale... per adulti?- boccheggiò senza fiato.
-Sì, quindi va' a casa o dico alla mamma di venirti a riprendere.-
-Devo... devo entrare, signore, davvero...-
-Niente da fare...-
-Non mi trattengo, lo giuro... devo solo vedere una cosa e poi...-
-Sì, ho un'idea di quello che vorresti vedere, ragazzino, è la stessa cosa che vengono a vedere un po' tutti quelli che vengono qui. E per legge io non posso farti vedere nulla di tutto ciò finchè non avrai ventun anni...-
Naruto cercò di pensare a qualcosa da fare o da dire per riuscire ad entrare, poteva riuscire anche di soppiatto forse, ma ora che aveva avanzato una richiesta del genere il tizio con la barba era ben all'erta contro gli intrusi minorenni come lui. Decise quindi di ingannare a modo suo.
-Signore, c'è mia madre là dentro...-
-Tua madre?-
-Sì... lei... lei è un'ex alcolizzata... non deve bere, io e mia sorella cerchiamo di farla smettere, ma lei ogni tanto ci scappa di notte e va a bere e a giocare... mi capisce? Voglio solo vedere di là se lei c'è, e me ne vado subito...-
-Tua madre... e com'è tua madre?-
-E' bionda... porta i codini e indossava un vestito viola chiaro... ha un gran seno...-
L'uomo storse il naso e sembrò sorpreso e deluso al tempo stesso. Piantò gli occhi neri in quelli blu del ragazzo come se lo stesse valutando e poi ritornò a leggere la sua rivista in cui da leggere c'era poco più del titolo in prima di copertina.
-Ho visto tua madre. Dev'essere ancora dentro. Ma non la interrompere se è con uomo.-
Il ragazzo aprì la porta e una sorta di confusione lo colpì istantaneamente. Era un posto tremendo, buio, con le luci delle slot machine che abbagliavano lampeggiando di colori sgargianti, i suoni delle macchine si fondevano con il rumore dei gettoni, con il vociare delle persone, con una musica tecno sulla quale due ragazze praticamente nude cantavano in una lingua che lui non conosceva. Si chiese che razza di motivo avesse portato Tsunade in un simile postaccio. Quando vide un uomo andare con una giovane donna su per delle scale che nel buio non aveva nemmeno visto la risposta arrivò terrificante e nitida.
"Non la interrompere se è con un uomo."
Possibile che Tsunade fosse venuta lì non per bere o per giocare? Si girò e la cercò fra le slot machine, ma non riuscì a scorgere nessuna donna che giocava. Cercò con rabbia di abituare gli occhi più velocemente al buio dopo le luci accecanti delle macchine da gioco, ma purtroppo non c'era modo di velocizzare quel processo e attese con impazienza, evitando il fascio di luce tenue che illuminava le due cantanti che stavano pomiciando sul palco. Gli si avvicinò una ragazza con un caschetto di capelli biondi che era uscita dal banco bar, sul lato opposto a quello dei giochi d'azzardo.
-Ciao, cosa ti porto?-
-Niente, grazie.- le rispose lui guardando oltre la sua spalla.
-Ti devo portare qualcosa. La consumazione è obbligatoria.-
-Senti, non mi interessa, sono solo venuto a cercare una persona...-
Naruto si bloccò. Aveva visto emergere dal buio una donna bionda che forse poteva essere proprio quella che stava cercando come un pazzo da ore.
-La metà delle persone viene qui per lo stesso motivo.-
-Eccola...!-
La ragazza del bar lo spinse indietro con una forza inaspettata. Vedendola nella luce di una scritta al neon si accorse che doveva essere un uomo travestito da femmina. Anche se, lo ammise, ben travestito.
-Senti, bello, ti devo servire qualcosa!-
-Ma io non voglio nulla!-
-Allora pagalo e fallo bere a qualcun altro!-
-Oh, e va bene! Portami qualcosa, quello che ti pare!-
Naruto tirò fuori dal portafoglio qualche banconota e la mise in mano all'uomo, o alla donna, insomma, alla persona che gli stava di fronte, sperando che bastasse a farla togliere dai piedi in tempo per recuperare Tsunade. Ma quando si liberò di lei, la donna bionda non c'era più. Puntò verso il tavolo dal quale era sbucata la figura e vide che c'era una bottiglia di sakè e due bicchieri vuoti. In uno c'era del ghiaccio parzialmente sciolto.
"Non la interrompere se è con un uomo."
Il secondo bicchiere era di un uomo? Tsunade era andata su per quelle scale con un uomo che aveva incontrato in quello squallido bordello di periferia? Non ci poteva credere. Sicuramente si era diretta in bagno. Si sedette al tavolo deciso ad aspettare e vedere se qualcuno si faceva avanti per chiedere della donna bionda o se Tsunade avrebbe fatto capolino dal buio. Voltò ostinatamente le spalle alle ragazze che offrivano spettacolo lesbo al pubblico in ombra e attese, tamburellando le dita sul tavolino. Cercava segni di Tsunade, ma non ne vedeva. Scrutava tutte le donne bionde che vedeva, ma nessuna era lei. Troppo alta, troppo bassa, troppo magra, capelli troppo corti, e quello era un uomo con i capelli lunghi e pericolosamente femminino...
La barista di sesso indefinito gli portò un drink arancione vivo affogato di ghiaccio e ornato da una fetta di limone, augurandogli una bella serata e sincerandosi che stesse bene, perchè voltava le spalle a quella che, lo informò, era una delle attrazioni più calde della notte del Night Club. Naruto la mandò via con lo stesso gesto che avrebbe potuto usare per scacciare una mosca fastidiosa. Si voltò un momento verso il palco, ma dopo un secondo e mezzo ritenne di aver visto abbastanza e tornò a scrutare il buio che dopo tanto tempo era meno buio. Non vide nulla e ammise di sentirsi frustrato. Per ingannare l'attesa bevve il drink. Non gli piaceva molto più di un succo di frutta al fico, ma un sorso ora un sorso dopo, lo finì rapidamente. E mentre giocherellava col ghiaccio, quasi dimenticò perchè era lì. Si mise a fissare una giovane mora che ballava sul palco, interessato non tanto a lei quanto alla reazione che aveva sui clienti maschi del club. Pensò che erano ridicoli alla loro età. Avrebbero potuto essere tutti suoi padri, alcuni addirittura suoi nonni. Sentì avvenire qualcosa di strano dentro il suo corpo, una strana sensazione lo invase piano piano, subdola e traditrice. Iniziò a voltarsi sempre più spesso indietro, a guardare quelle ragazze, al punto che ritenne più logico smettere di voltar loro le spalle, ma mentre si alzava vide nell'ombra una donna bionda, con i codini, con un vestito viola chiaro e un gran seno...
-Tsunade!- tuonò, ma la sua voce fu assorbita dalla musica altissima e dal vociare intorno.
Cercò di seguirla, inciampò nella sedia e cadde per terra con forte dolore dei gomiti e delle ginocchia; si aggrappò alla sedia e si tirò su velocemente inghiottendo un'imprecazione colorita per il dolore della caduta. Fortunatamente la donna si era fermata vicino alle scale, non l'aveva persa di vista. Si fiondò di corsa da lei, facendo slalom fra tavoli, sedie e cameriere.
-Tsunade, ti ho trovato, finalmente!-
-Come sei entrato qui?-
-Come sono entrato sono fatti miei! Tu piuttosto, cosa...-
-Fatti tuoi un corno! Ti hanno visto tutti oggi durante il discorso, non ti sarai fatto riconoscere ad entrare qui?-
-No... io... non so...-
-Naruto, se ti hanno riconosciuto hai macchiato gravemente l'onore di Konoha, lo sai?!-
-Ma... ma io ho detto che venivo a cercare mia madre...-
-Hai detto che sono tua madre?!-
-No! Cioè... sì... ma non sanno... non... non ho detto chi eri! Ho solo detto che volevo trovarti e portarti a casa, non ho detto chi sei veramente!-
-Già, ma risulterà logico una volta che ci vedranno insieme, no? Mi sono ringiovanita notevolmente per entrare qui, e tu invece entri con comodo con il coprifronte in bella vista! Hai combinato un disastro!-
Naruto si sentì mortificato: non aveva pensato che per lui entrare in un locale simile solo per tirarne fuori l'Hokage fosse un tale disonore e nemmeno pensava d'aver fatto qualcosa di sbagliato. Ancora una volta dimostrava di essere un inetto, dopotutto? No, non era giusto, lui aveva fatto quel che andava fatto!
-Guarda che è solo colpa tua! Chi ti ha detto di andare in un locale simile, questo porcile, senza dire niente a me o a Shizune?! Se fosse rimasta in albergo dov'eri non ci sarebbe stato nessun disonore!- urlò Naruto sopra al volume altissimo della musica. -Ma perchè non ragioni da donna matura e la fai finita con questi vizi, il bere, il giocare, e chissà che altro sei venuta a fare!-
Tsunade gli mollò uno schiaffo sonoro sul viso. Naruto l'aveva visto arrivare, si aspettava come minimo che perdesse la mascella e qualche altro osso facciale nell'impatto, ma quel colpo non era niente di più dello schiaffo indignato di una donna qualsiasi. Non voleva guardarla negli occhi, si vergognava di quello che aveva detto, ma lo fece ugualmente, e vide che lei aveva gli occhi lucidi.
-Andiamo via da qui.-
La prese per la mano e la condusse con pazienza attraverso la sala, passando fra i tavoli e le slot machine, ignorando qualunque richiamo, uomo o donna che lo pronunciasse, ma quando un uomo qulla cinquantina si rivolse a Tsunade con un termine poco lusinghiero per una donna si bloccò di colpo. Lei sembrava stravolta, non di certo dall'insulto, ma già da prima; si copriva il volto con la mano libera, sembrava sul punto di scoppiare a piangere e sembrò non aver nemmeno sentito che qualcuno le aveva rivolto quella brutta parola. Ma Naruto sì, eccome.
-Come hai detto?-
-Ho chiesto a quella troietta di tua sorella se mi fa vedere le tette...-
L'uomo con la barba fece un ghigno, scoprendo i denti storti. Naruto lasciò la mano di Tsunade e si scrocchiò le dita di entrambe le mani con fare minaccioso. L'uomo rise, si portò le mani alla bocca e fece sbattacchiare le ginocchia una contro l'altra in evidente segno di scherno, ma dopo che il ragazzo gli ebbe piazzato un pugno da sotto il mento facendolo crollare sulla slot machine alla quale aveva giocato fino a poco prima, il ghigno scomparve.


Parte 2


Naruto portò fuori Tsunade dal locale, una Tsunade ancora scossa da un motivo sconosciuto. Decise di portarla più lontano che potesse da quel postaccio e senza lasciarle la mano concentrò una piccola pallina di chakra nell'altra: la sua luce rischiarò le strade ancora senza illuminazione che percorrevano, evitando imbarazzanti incidenti. Non guardò la donna che era con lui per tutto il tempo in cui si mosse, la sentiva camminare, sentiva la mano nella sua, e tanto gli bastava. Soprattutto voleva cercare di darle il tempo di riprendersi, perchè nel locale le era sembrata così fragile. Alla fine raggiunsero un piccolo parco illuminato da lampade ad olio di antica fattura tirate a lucido e ponderò che dovesse andar bene. Non c'era nessuno in giro a quell'ora.
-Sediamoci qui, va be...-
Non riuscì a continuare la frase. Tsunade si era seduta sulla panchina, si copriva ancora il viso con le mani, ma il suo corpo si era trasformato. Se non fosse stato certo che l'hokage indossava quella maglia viola, avrebbe pensato di aver preso con sè la persona sbagliata. In effetti quell'uomo aveva scambiato la donna per la sorella di Naruto, sarebbe parso molto strano, ma non ora.
La maglia viola era molto larga, il seno di Tsunade si era notevolmente ridotto, sembrava essere diventata più sottile, più esile, una ragazzina. Naruto capì che era successo qualcosa, per qualche motivo le abilità di trasformazione di Tsunade erano incontrollabili. Le tolse le mani dal viso e si spaventò di vederla così simile a Sakura. Per l'imbarazzo che provò a quel pensiero fece un passo indietro.
-Hime, che ti è successo?-
-Droga... c-credo...- si guardò le mani. -La forza... il chakra... non lo controllo più...-
-Non ti devi preoccupare... se è droga, gli effetti passeranno fra qualche ora... vuoi che andiamo da Shizune, per essere più sicuri?-
-No... preferisco... Naruto, non dire a nessuno che mi hai vista così!-
Naruto non sapeva se la richiesta si riferisse a "così debole", "così fragile" o "così giovane", ma a qualunque cosa si riferisse, a lui stava bene non far parola con nessuno di quello che era accaduto quella notte dal momento in cui l'aveva vista in fondo al bordello appena fuori città.
-Va bene, Hime. Ti prometto che non dirò niente a nessuno.-
Tsunade gli fece un accenno di sorriso che pareva più una smorfia e trattenne le lacrime di nuovo.
-Tsunade...- la voce di Naruto sembrava più profonda di quanto non fosse mai stata. -Questo però non è effetto della droga... perchè piangi? Cosa ti è successo? Qualcuno ti ha fatto del male?-
-N-non adesso... aspetta...-
E Naruto aspettò. Tsunade cercava di concentrare il chakra per rimuovere in parte la droga non entrata in circolo, man mano che ci riprovava riusciva a mantenerlo un po' più a lungo, si tastava il corpo cercando tracce della droga e cercava di ristabilire l'equilibrio dei suoi organi interni. Passò quasi un'ora ma Tsunade era di nuovo normale, eccezion fatta per il seno ancora sottomisura.
-Togliamoci da qui. Fa freddo.- disse lei stavolta con la voce ferma. -Andiamo in quel chiosco. E' ancora aperto.-
Si spostarono dalla pachina di legno e si avviarono con calma, muovendosi in una strana atmosfera, una sorta di intimità, una vicinanza emotiva che non avevano mai sperimentato prima. Naruto la osservò mentre gli camminava davanti e si accorse che oltre al seno, anche la statura si era un po' ridotta.
-C'è spazio per due clienti, signore?-
-Accomodatevi!- disse l'uomo dietro il banco. -Il vecchio Kamui è aperto tutta la notte ogni notte!-
Si sedettero dunque sugli sgabelli e Naruto intercettò uno sguardo ostentato sulla scollatura della maglia di Tsunade, resa ancora più profonda dalla taglia in meno. Lo guardò con tale intensità che Kamui si girò a guardarlo ed esibì un imbarazzato sorriso di scusa.
-Hime, forse è meglio se mandi un messaggio a Shizune, sarà preoccupata.-
-Sì, hai ragione. Lo farò subito.-
Lei si alzò e andò a mandare il messaggio alla sua giovane allieva e Naruto ne approfittò per mettere in chiaro la situazione col "vecchio Kamui".
-Non farlo mai più.-
-Ehi, piccoletto, stai calmo! Ma hai proprio una bella mamma, lo sai? Dov'è il tuo papà?-
-Mio padre è morto e anche mia madre. Lei è una mia amica.-
-Ah, ma davvero?-
-Non le mettere di nuovo gli occhi addosso o te li strappo, intesi?- ringhiò lui a denti stretti.
-I-intesi.-
Naruto non sapeva spiegarsi perchè quel vecchio del chiosco e precedentemente l'uomo alla slot machine gli avessero suscitato una rabbia così esagerata. Si sentiva bruciare qualcosa dentro quando qualcuno posava gli occhi su Tsunade con quelle espressioni libidinose, quando si riferivano a lei con parole volgari.
La guardò tornare a sedersi sullo sgabello accanto al suo e ordinare, con sua sorpresa, due bibite alla frutta e qualcosa da mangiare non troppo piccante. Lei poi si voltò a guardarlo con uno strano sorriso, un sorriso che non avrebbe mai pensato di meritarsi da una donna come lei. Si sentì leggero, avvertì una sensazione bizzarra, un formicolio nel petto e nello stomaco, una sensazione che non era affatto spiacevole.
-Niente alcol. Contento?-
-Oh... sì. Sì, molto, Tsunade.-
-Grazie per essere venuto a riprendermi, in quel bar.-
-E' il mio dovere, Hime. Non avrei potuto lasciarti girare da sola di notte.-
-Mi parli come se fossi tua sorella minore...-
-Oh, no, io...- balbettò Naruto. -Non... volevo mancare di rispetto...-
Lei rise.
-Va bene. Va bene così.-
Mangiarono e bevvero al chiosco del vecchio Kamui finchè non furono sazi. Quando si alzarono per andarsene erano ormai le quattro del mattino passate e si avviarono per tornare all'albergo. Naruto notò, mentre le camminava a fianco, che il suo seno era l'unica cosa che non fosse tornata normale. Avrebbe voluto chiederle come mai, se era una cosa che aveva deciso lei oppure no, ma temeva di offenderla o di farle pensare male con un'osservazione del genere e preferì non farne accenno. Mentre camminava in silenzio improvvisamente lo assalì la stanchezza e il sonno arretrato. Avrebbe voluto sdraiarsi e dormire per ore senza interruzioni. Aveva sempre più sonno, e pensò che forse come avevano drogato Tsunade avevano drogato anche lui. Lei sembrò accorgersi che qualcosa non andava, gli rivolse delle domande con tono preoccupato, ma lui non riuscì a capirle e dopo pochi istanti le gambe cedettero e lo lasciarono ad addormentarsi sulla strada.

Quando si svegliò era mattino. Alla sua sinistra c'era una grande finestra, dava sulla strada che aveva percorso al buio prima di sbattere nel cassonetto nel vicolo. Filtrava una luce dorata, il cielo era azzurro e rosa. Era l'alba.
"Grazie a Tsunade la droga deve aver fatto effetto per poco..." pensò Naruto girando la testa sul cuscino.
Osservò la stanza, ma non era la stessa stanza che aveva affittato in albergo. Le pareti erano di un rosa tenue, c'era un lungo tavolo lucido di legno e due comodini lucidi e neri. Su una parete erano appese molte maschere di legno, ceramica, cartapesta. Sopra di lui vedeva solo rosso e poi capì: era disteso in un enorme letto a baldacchino drappeggiato di tende e lenzuola rosse, lisce, forse di seta. Si girò su un fianco; sentì dolore alle costole e un indolenzimento alle cosce. Ebbe la sgradevole sensazione di strisciare su una macchia bagnata nelle lenzuola appena sotto l'ombelico e realizzò con stupore e inspiegabile terrore che era completamente nudo.
Si girò di nuovo supino, con violenza, e trattenne un grido per il dolore dei muscoli e delle ossa. Si alzò a sedere più lentamente, di nuovo calmo, e alzò il lenzuolo. Era nudo davvero. Si chiese cosa diavolo facesse da solo, nudo, in una camera da letto che non aveva mai visto alle prime luci dell'alba. Ma era davvero da solo?
Si guardò intorno e la stanza era vuota come gli era sembrata prima, ma cercò tracce di una seconda presenza. Senza rendersene conto identificò il bagnato delle lenzuola e si concentrò su una presenza femminile. Su una sedia seminascosta dalla tenda rossa era adagiato un vestito viola chiaro tremendamente familiare. Il terrore si allargò come una macchia d'olio su un tessuto. Era nudo in un letto umido, ne era certo, per causa sua e i vestiti di Tsunade erano sulla sedia. Provò l'assurdo istinto di prendere i suoi vestiti, accanto al letto, e scappare via; ma prima che potesse accettare o respingere l'idea Tsunade emerse dalla porticina di quello che doveva essere un bagno, avvolta in un telo bianco, i capelli bagnati, adulta e formosa come l'aveva conosciuta.
-H-hime...-
-Ah, sei sveglio, finalmente.-
-Cosa... cosa è...?-
-Hanno drogato anche te. Forse volevano derubarti.- disse lei. -Sei svenuto in netto ritardo... ti ho portato qui, il nostro albergo era troppo lontano. Ho rimosso la droga e ti ho lasciato riposare. Come ti senti?-
-Ho... male alle costole e alle gambe... come mai?-
-Hai corso per il paese per cercarmi...- rise. -Per le costole, forse hai dormito un po' storto.-
-... Il... Il lenzuolo... è bagnato...-
-Hai avuto un po' di febbre e hai sudato. Effetto della droga. Ti sei anche molto agitato, hai rovesciato un po' dell'integratore che ti stavo somministrando. Ma ora è tutto a posto, no?-
-I-io... sì...- e sospirò sorridendo.
Si era preso un tale spavento... aveva davvero creduto che potesse succedere veramente? Che un genin di quindici anni potesse finire per fare l'amore con l'hokage che poteva essere sua madre? Che pazzo sono, pensò, e ridacchiò divertito dalla follia che gli era venuta in mente. "Pazzo, pazzo, pazzo Naruto!" si ripetè nella testa.
Tsunade guardò stranita quel sorriso a metà verso una risata, ma evitò di indagare e sparì nel bagno di nuovo. Naruto era sollevato e felice in quel momento. Non poteva avere idea di quello che avrebbe affrontato da lì a pochi mesi.

Passarono sei mesi dall'avvenuta alleanza tra il paese della Rugiada e quello della Foglia. Naruto aveva ripreso piano piano gli allenamenti e le missioni, sempre più frequentemente e mano a mano che collezionava brillanti successi anche nelle missioni singole procedeva sempre più avanti. Anche su altri fronti c'erano novità, in quanto la storia con Sakura si era rapidamente logorata, lasciandoli comunque amici come prima. A quel punto era subentrata una storia di amicizia/amore con Hinata che però non era ancora arrivata a sbocciare.
Arrivò il momento in cui Naruto venne mandato in missione di spionaggio; un incarico che, Tsunade gli confessò, non avrebbe mai pensato di assegnare al vecchio Naruto. Dunque il rinato ninja partì da solo alla volta del paese del Fulmine per il suo difficile lavoro, che durò non meno di quattro mesi. Quattro mesi durante i quali sentiva la mancanza di tutto e di tutti di Konoha, in cui pensò tanto ai suoi amici, a Hinata, a Tsunade. E finalmente, dopo quattro mesi in cui aveva rischiato la vita in mille modi, venne richiamato a casa. Fu lieto di obbedire.
Quando tornò era tutto uguale, eppure tutto più bello di come lo aveva lasciato. Non se lo aspettava, ma ad attenderlo alle porte del suo villaggio c'erano la bellezza di tre ragazze e l'onnipresente Sasuke. La biondissima Ino si era lasciata crescere i capelli che ora erano lunghissimi, sciolti sulle spalle, e il suo viso era raggiante mentre si stringeva al braccio dell'unico ragazzo presente. Sakura aveva un nuovo taglio di capelli, ondulato, gradevolmente selvaggio, era davvero meravigliosa. Hinata era dietro di loro, timida, adorabile come sempre. Non era cambiata per niente. Naruto si diresse verso di loro e rimase di sasso a vedere Sasuke con i capelli legati.
-Beh? Nuovo look?-
-Mh.- rispose un po' seccato. -Dovresti provare anche tu ogni tanto.-
-A far che? A somigliare ad un pony?-
Sasuke non gradì la battuta e gli pestò un piede; Naruto si allontanò di qualche passo saltellando.
-Siamo irritabili, eh? Dai, scherzavo. Non stai tanto male.-
Sasuke minacciò di pestargli l'altro piede e l'altro si affrettò a rettificare.
-V-volevo dire, sei uno schianto!-
-Lo so.-
Sasuke annuì compiaciuto spostandosi la frangia dal viso in un gesto teatrale. Ino ridacchiò e gli si incollò alla bocca con tale foga che all'altro parve quasi che volesse morderlo. Li fissò per un istante, perplesso, prima che Sakura lo abbracciasse.
-Eravamo preoccupati... come mai è durata così tanto questa missione?-
-Oh... niente... sono... saltati fuori dei ninja che non sapevamo c'entrassero nel complotto...-
Cercava di prestare attenzione a Sakura, ma vedere Sasuke così preso da una donna da non ascoltare il resoconto di una missione ninja tanto particolare e importante lo faceva restare basito.
-Sasuke, da quand'è che tu e Ino state insieme?-
-Cinque giorni.- bofonchiò lui riuscendo a malapena a finire la parola.
-Ah, okay, allora c'è tempo per scaricarla...-
E quando Ino si voltò verso di lui, capì che avrebbe fatto meglio a stare zitto. Infatti lei iniziò a tempestarlo di sberle, insultandolo con parole poco carine da dire per una ragazza, mentre Sakura tentava invano di calmarla e Sasuke rideva a crepapelle. Hinata fissò la scena senza sapere che fare, poi parve riscuotersi.
-Lascia stare Naruto kun!- strillò con un voce acuta che nessuno di loro le aveva mai sentito.
Ino si bloccò, esterrefatta per una reazione tanto esplosiva di Hinata. Lei arrossì e balbettò delle impercettibili scuse per la reazione violenta, a suo dire. Naruto rise, ma per buona norma si allontanò da Ino.
-Ehi, Hinata chan, hai messo su del carattere, finalmente!-
-I-i-Io... non volevo... gridare...-
-Sì, lo so, lo so.- la tranquillizzò lui. -Ma cosa ci fanno tre ragazze qui a accogliermi?-
-Io sono venuta per non lasciare Sasuke da solo!- ribattè stizzita Ino. -Mica per te!-
-Grazie, Ino, sei gentile. Non si sa mai che Sasuke si perda oppure si sbucci un ginocchio, sai com...-
Ino lo puntò di nuovo e lui si affrettò a prendere sotto braccio Hinata e Sakura e a scappare via balbettando qualcosa riguardo un rapporto e la stanchezza. Solo quando i due neo fidanzati non furono più in vista, Naruto tirò un sospiro di sollievo.
-Santo cielo, quella donna è pazza.-
Sakura rise e i tre si avviarono lungo la strada con più calma, chiacchierarono riguardo alle rispettive missioni svolte, parlarono degli eventi salienti e Sakura confessò ai due, che disse essere i primi a saperlo, che si era appena fidanzata con un giovane chunin della foglia, conosciuto durante l'esame delle matricole, quando Sakura dovette curarlo dopo il torneo della terza prova. Naruto e Hinata si complimentarono con lei, quando Naruto vide Kiba in un angolo della strada.
-Hinata, c'è Kiba, credo che ti stia chiamando.- le disse.
-Oh, sì. Torno subito.- e si diresse verso il compagno di squadra.
-Senti, Sakura chan, ma con questo ragazzo... ci fai qualcosa...?-
-E a te che ti importa?- fece lei incuriosita. -Sei geloso?-
-Eh? No... no, solo che... non vorrei che succedesse qualcosa...-
-Come ti vengono queste idee, Naruto?- rise lei. -Santo cielo, sei mesi fa credevi alla cicogna...-
-Oh, smettila, non è vero!-
-Dai, è vero che seguo le orme della mia maestra, ma non esageriamo!-
Naruto perse un istante il filo della discussione e un'ombra gelida strisciò sulla pelle.
-Cosa vuoi dire?-
-Beh, Tsunade sama è... oh, forse non lo sapevi!- esclamò lei. -Tsunade sama aspetta un bambino!-
La strada sembrò creparsi e crollare sotto i piedi di Naruto, barcollò con un violento giramento di testa e cadde a sedere sulla terra spianata. La luce del sole sembrava più intensa e gli dava fastidio agli occhi. Per un attimo si rivide nudo, in un letto di lenzuola rosse, a guardare l'alba da una finestra e il suo cuore tremò. Si sentiva la gola secca e impastata e l'ombra della paura si insinuò nel petto.
-Chi?-
-Tsunade sama...-
-No, il padre! Il padre chi è?-
-Oh... non... non lo so... ma da un po' di tempo Jiraya sama è ritornato a Konoha e passa il suo tempo al palazzo dell'Hokage... ogni sera mangiano insieme... credo che sia lui il padre...-
-Ne sei sicura?-
-Come faccio a esserne sicura?!- sbottò lei. -Mica ero lì quando... insomma!-
-Da quanto tempo? Da quanto tempo è incinta?-
-Non lo so di preciso... cinque.. sei mesi forse... è difficile dirlo... lei è l'unica che lo sa per certo, credo...-
-S-sei mesi...-
Naruto cercò invano di riprendere fiato, gli sembrava di aver corso per chilometri, ma senza il dolore ai muscoli. Era spaesato, si guardava intorno terrorizzato, con un nodo allo stomaco che gli faceva venire voglia di vomitare. Cercò di mantenere il controllo, ma riuscì solo a tremare e parlare a scatti.
-Io... scusa... il rapporto... a Tsunade...-
-Naruto, ma ti senti bene?-
-Sì... certo! Certo... bene...-
-Ti sconvolge tanto che Tsunade aspetti un figlio?-
-Un.. un po'... pensavo che... non potesse più... sai...- fece una mezza risata e si grattò la testa in un gesto che sperava risultasse naturale. -Pensavo che... l'età... quella cosa... come si chiama...-
-Menopausa?-
-Ecco, sì...-
-In effetti sorprende anche me...-
-Ora... ora devo andare... perdonami... ci vediamo dopo...-
-Naruto!-
Ma il ninja biondo stava correndo via senza ascoltare nient'altro che le voci che aveva in testa.
"Tsunade avrà un bambino!" pensò. "Avrà un bambino... o... avremo un bambino?"
Accellerò ancora. Correva talmente veloce che rischiava di schiantarsi ogni volta che curvava, se avesse perso adesione al terreno sarebbe scivolato talmente rovinosamente che si sarebbe sicuramente rotto qualcosa. Aveva quasi i crampi alle gambe e il cuore che batteva contro le costole, sembrava volesse scappare. E se quella volta Tsunade gli avesse mentito? Si fosse inventata tutto? Se l'effetto della droga gli avesse fatto perdere il controllo e fosse accaduto? E se la conseguenza fosse il bambino che adesso l'Hokage aspettava? Sei mesi erano passati, sei mesi sembrava che avesse il piccolo: poteva razionalmente essere successo. Tsunade poteva aver deciso di mentire perchè si vergognava di quello che era accaduto, gli sembrava piuttosto naturale, non era normale che una donna di cinquantacinque anni, per quando bella e giovane d'aspetto, andasse a letto con un adolescente...
Non riuscì a fermarsi davanti alla porta e bussò mentre entrava, rallentando il più possibile. Tsunade era seduta alla scrivania e Jiraya era in piedi accanto a lei, appoggiato sul davanzale della finestra, che fumava la pipa in modo che il fumo si disperdesse fuori e non nella stanza. Ansimando, li guardò e si chiese cosa fare. Era corso a vedere, ma non aveva pensato a cosa fare o dire se lei non fosse stata sola. Guardò Tsunade che lo fissava un po' sbalordita e cercò di ricomporsi; tirò fuori il miglior sorriso che avesse.
-Buongiorno, Hime...-
-Naruto... sei arrivato di corsa?-
-Sì, lo ammetto... ehm... ho saputo... del tuo bambino... volevo congratularmi...-
Gli parve di vedere un lampo di paura, o forse di stupore, nei suoi occhi color nocciola. Distolse lo sguardo, mettendo alcuni fogli nel cassetto, e quando tornò a guardarlo gli stava sorridendo.
-Grazie.-
-Ho... il rapporto della missione...-
Frugò quasi alla cieca nello zaino, non voleva perdere di vista l'Hokage, cercando una risposta nel suo viso, nei suoi modi. Ma non ebbe alcuna risposta, nè prima nè mentre si avvicinava alla scrivania e le consegnava il lungo rapporto. Jiraya gli fece un cenno di saluto con la pipa.
-Come andiamo, Naruto?-
-Bene... direi bene... ehm... posso... posso farvi una domanda personale?- chiese guardandoli entrambi.
Tsunade alzò gli occhi dal rapporto e rivolse uno sguardo preoccupato all'uomo che fumava. Lui la guardò con un sorriso tranquillo e poi spostò gli occhi a guardare Naruto. Il ragazzo non si sarebbe stupito se Jiraya si fosse reso conto che il cuore batteva all'impazzata, e non solo per la recente corsa.
-Il bambino... è... vostro?-
-E' così, Naruto, la cosa ti sorprende?-
-Oh... in... in realtà sì...-
-Eppure sai che sono molto gettonato e amato dalle donne...-
-Beh, anch'io...-
Il tono scherzoso che aveva usato fece capire a Jiraya che la sua era solo una battuta di spirito, perchè rise blaterando qualcosa sul "fascino dei biondi", ma il ninja biondo sperò che a Tsunade facesse capire la domanda che vi era nascosta dentro. Dallo sguardo intenso che gli piantò negli occhi blu, sembrò averlo capito.
-No, Naruto.- disse con solennità. -Proprio no.-
Naruto si sentì leggero e tranquillo. Si sentì sciocco ad averlo pensato, ma poi pensò che aveva avuto la stessa impressione la mattina nel letto di seta rossa. Pensò che potevano essere tutte bugie anche quelle, che quel bambino potesse essere davvero suo, ma che per l'onore di Konoha, l'onore di Tsunade e quello di Naruto stesso il segreto dovesse essere mantenuto. Capì che non avrebbe mai saputo la verità e che era molto meglio per tutti se lui accettava le bugie di Tsunade, se bugie erano, e non pensarci più.
-Sei troppo vecchia per capire la mia bellezza.- dichiarò Naruto con ironia. -Quindi me ne vado.-
E Naruto uscì, con un sorriso stampato sulla faccia, un cuore tutto sommato leggero, nonostante il fardello segreto che portava dentro e che non avrebbe mai potuto rivelare, nonostante i dubbi che non avrebbe mai potuto fugare. Ma magari, quando fosse nato, quando fosse cresciuto, avrebbe potuto capire se gli somigliava oppure no...
-Sei stata forte, Tsunade...- disse Jiraya. -Sei riuscita a mentire a Naruto...-
Tsunade non parlò e fissò la firma del giovane ninja, del giovanissimo padre di suo figlio, inconsapevole. Mise via il foglio del rapporto e desiderò piangere, ma sapeva che non sarebbe servito. In fondo era andato tutto bene, tutto il paese aveva creduto che Jiraya fosse il padre, nessuno poteva immaginare che l'Hokage avesse avuto una storia con un ragazzino, e Naruto inoltre sembrava avere accettato il fatto che, che fosse o meno il padre naturale, non avrebbe potuto fare alcuna differenza.
Tsunade si alzò dalla sedia, con un piccolo sforzo; il pancione che stava crescendo era celato da una maglia bianca comoda e larga. Si avvicinò alla finestra e guardò giù, verso i cancelli, dove vide Naruto parlare tranquillamente con la giovane Hyuga e sorridendo si chiese se di lì a non molto tempo anche Hinata avrebbe aspettato un bambino da lui.
-Puoi stare tranquilla. Non lo saprà mai. O magari, lo saprà quando sarà adulto, quando avrà degli altri figli. Avrà l'età per capire perchè hai mentito...-
-Naruto ha già l'età per capire.- lo interruppe. -Ha già capito che deve accettare di non saperlo.-
Seguì una lunga pausa. Tsunade guardò Naruto con Hinata, giù nel cortile, e piena di gioia pensò che era veramente andato tutto per il meglio, e che il suo errore non sarebbe stato pagato da un ragazzino; che quel ragazzino avrebbe proseguito la sua vita con una ragazza adatta a lui, che lo amava...
-Come chiamerai la bambina?-
Tsunade accarezzò il proprio ventre e riflettè. Voleva dargli un nome che testimoniasse il fatto che Naruto Uzumaki fosse il padre, ma senza che tutti potessero capirlo. E trovò un nome che faceva a caso suo.
-Hime.-
-Hime.- ripetè lui. -Una volta chiamavano te in quel modo.-
-Sì... una volta...-
E pensò a tutte le volte in cui lui l'aveva chiamata Hime, con un rispetto, un affetto e una dolcezza tutte particolari, mai nessun altro l'aveva mai detto come lui. O forse sì, ma lei non se ne era mai resa conto, chissà. Ma era certa che non appena Hime fosse nata, lui avrebbe capito dal suo nome, ed era sicura che il rispetto, l'affetto e la dolcezza che le riservava non sarebbero state niente al confronto di quelle che avrebbe avuto nella voce quel giorno...

... Quel giorno, guardando la figlia di Tsunade, Naruto potè vedere se stesso riflesso nel blu di quei grandi occhi. Si commosse a vederla, vivace, scalpitante nella culla.
-Hime...- sussurrò. -La mia Hime...-

Fine (per ora)
 
Top
0 replies since 27/3/2009, 16:39   92 views
  Share